Cinema

Nowhere Special, dal regista di Still life il miracolo sottovoce dell’insostituibilità degli affetti – La clip per il Fattoquotidiano.it

Il secondo film dopo Still Life diretto dall’italiano Uberto Pasolini (produttore all’epoca di Full Monty) racconta una specie di perfezione al cubo in una vita un po’ di stenti materiali

di Davide Turrini

La ballata (triste) del lavavetri (nordirlandese). Non esiste un angolo di speranza tra le pieghe fitte, sottili e preziose di Nowhere Special, il secondo film dopo Still Life diretto dall’italiano Uberto Pasolini (produttore all’epoca di Full Monty). John (James Norton) è un 34enne di Belfast che pulisce vetrate di case, negozi e chiese, costretto a finire la sua esistenza terrena per un male incurabile. Il tempo che gli rimane lo userà per incontrare famiglie o coppie per capire a chi affidare il figlio 4enne Michael (Daniel Lamont) con cui ha un rapporto profondo.

Pasolini, suo anche lo script, si approccia in medias res con delicatissimo sguardo in quella quotidianità casalinga di figlio e padre che va a spegnersi. Nulla sa di visivamente eccezionale, dimensione del discorso realistica, inquadratura essenziale, pulita, priva di didascalismi. Un moto interno/esterno, dentro/fuori, rispetto all’appartamento dove i due vivono che è tentativo graduale di approdo futuro verso uno spazio umano ideale per il bimbo che crescerà.

Pasolini proprio là dove la vita deve sfilare, si mette a cucire; dove la densità dell’esistenza comincerebbe a sfumare, si mette ad addensare. Lo spidocchiamento attento, la lettura dei libri delle favole, il dettaglio di una tazza da “papà numero uno”, uno sguardo padre-figlio più intenso del solito, la bellezza di quel bambino che cresce puro e gentile. Tutto concorre ad un aggrapparsi inesausto da parte dello spettatore non tanto ai singoli addendi dell’addizione emotiva, ma a quel legame familiare in sé che pare una specie di perfezione al cubo in una vita un po’ di stenti materiali e in mezzo a coppie inadattabili a sostituire il risultato casuale della biologia originaria. Nowhere special in pochi istanti di cinema garbato, sottovoce, mai urlato, mostra il miracolo dell’insostituibilità degli affetti come raramente si è visto fino ad oggi. Sottofinale e finale senza parole che straziano terribilmente ma senza dilaniare. Il piccolo Lamont nella sua verace espressività ricorda Justin Henry, il Billy di Kramer vs. Kramer.

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