Secondo un recente studio che verrà pubblicato su Lancet che riguarda 10.000 giovani di età compresa tra 16-25 anni in 10 paesi, quasi il 60% dei bambini e degli adolescenti dichiara di sentirsi “molto o estremamente” preoccupato dei cambiamenti climatici. Quasi la metà dichiara che le proprie paure relative ai rischi ecologici hanno già influenzato negativamente la propria vita quotidiana. Inoltre, circa tre su quattro pensa che il futuro sia spaventoso, mentre oltre la metà ritiene che l’umanità sia già condannata.

La letteratura scientifica mostra che l’ansia climatica (così la definirebbero molti psicologi) di bambini e adolescenti è spesso associata a percezioni di azioni ecologiche inadeguate da parte di adulti e governi, oltre a sentimenti di tradimento, ingiustizia, abbandono e danno morale. In un altro sondaggio sulle preoccupazioni eco-riproduttive apparso su Climatic Change, il 59,8% degli intervistati ha riferito di essere “molto o estremamente preoccupato” per l’impronta ecologica causata dal procreare mentre il 96,5% è “molto o estremamente preoccupato” per il benessere dei propri figli esistenti, attesi o ipotetici. Gli intervistati più giovani sono più preoccupati di quelli più anziani. Perché? Come si spiegano queste differenze generazionali?

La prima ipotesi è che bambini e adolescenti comprendano meglio la scienza del cambiamento climatico rispetto agli adulti? Si tratta ovviamente di una provocazione, anche se può capitare che perfino esperti di fama internazionale siano più disinformati di alcuni adolescenti. Qualche settimana fa, numerosi commentatori hanno messo a confronto le opinioni di Antonino Zichichi e Greta Thunberg al fine di ridicolizzare la giovane attivista al cospetto del grande scienziato. Tuttavia, affermazioni sul (recente) riscaldamento globale come “Le attività umane incidono al livello del 5%; il 95% dipende invece da fenomeni naturali legati al sole” non trovano alcun sostegno dalle prove scientifiche. Zichichi, oltre a una lunga lista di prestigiose onorificenze e incarichi scientifici, è conosciuto anche per i suoi legami con think tank neoliberiste come Heartland Institute.

Resta da capire quindi se l’ansia climatica sia causata da una percezione emotivamente carica di aspetti della realtà che non sembrano aver lo stesso impatto sugli adulti. Che prove scientifiche ci sono a sostegno delle preoccupazioni sul futuro dell’umanità dei più giovani? Esiste una montagna di evidenza. Un articolo di qualche anno fa apparso su Proceedings of the National Academy of Sciences ha suggerito che la nostra civiltà avrebbe circa una possibilità su 20 di rischiare “risultati catastrofici o esistenziali” a causa del cambiamento climatico. Gli autori dell’articolo sottolineano: “è come prendere un volo con una possibilità su 20 che l’aereo… si schianti”. Poi aggiungono: “non saliremmo mai su un aereo con una possibilità su 20 di precipitare, ma allora perché siamo disposti a mandarci i nostri figli e nipoti?”.

La preoccupazione di bambini e adolescenti di dover affrontare un futuro estremamente incerto, se non pericoloso, sembrano unirsi alla consapevolezza dei rischi ecologici causati dalla procreazione. Preoccupazioni esagerate? Anche qui, cosa dicono le prove scientifiche? In uno studio di qualche anno fa apparso su Environmental Research Letters che ha esaminato 39 articoli sottoposti a revisione paritaria si è osservato che “avere meno figli” è di gran lunga il comportamento ecologico più efficace nel ridurre la propria impronta di carbonio (in media 58.6 tonnellate di anidride carbonica annue). Non usare auto (2.4), rinunciare ai viaggi aerei (1.6), comprare energia rinnovabile (1.5), usare un’auto più efficiente (1.19), passare da auto elettrica e nessuna auto (1.15), diventare vegetariani (0.8), lavare i vestiti in acqua fredda (0.2) riciclare (0.2) e sostituire le lampadine a incandescenza con diodi emettitori di luce (0.1) hanno un impatto importante, ma di gran lunga inferiore.

Mentre i giovani attivisti di Extinction Rebellion e Fridays for Future fanno il possibile per fermare la catastrofe, il mondo adulto non sembra del tutto consapevole dell’urgenza e pervasività del problema. Forse vive in uno stato di inerzia psicologica che offusca la percezione della realtà e ostacola urgenti azioni collettive per evitare il collasso ecologico?

L’inerzia del mondo adulto non è solo psicologica, ma anche economico-politica. Un esempio? Nel 2020 l’industria dei combustibili fossili ha beneficiato di sussidi governativi per un valore di 5,9 mila miliardi di dollari – il Pil globale nello stesso anno era di circa 84,54 mila miliardi di dollari. Regalare sussidi all’industria dei combustibili fossili è molto peggio che negare il rischio esistenziale. E’ come investire nel proprio suicidio collettivo.

Forse bambini e adolescenti interpretano il mondo in modo troppo emotivo, a volte autolesionistico, ma come faremo a impartire loro lezioni mentre li spingiamo verso il precipizio ecologico?

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