Aveva provato a girare la frittata, sostenendo che il ddl Zan fosse fallito “per colpa del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle, per la loro arroganza e l’incapacità di fare politica”. Ma la versione di Matteo Renzi non convince i primi danneggiati dall’affossamento della legge contro l’omotransfobia, cioè quegli attivisti Lgbt+ che lo considerano – non da soli – il mandante politico di quanto accaduto in Senato, dove l’esame del provvedimento è stato interrotto dalla “tagliola” approvata a voto segreto da 154 parlamentari contro 131. Tanto più che Renzi a quel voto non era nemmeno presente: come rivelato dal Fatto, era in Arabia Saudita a omaggiare il retrogrado principe Mohammed Bin Salman, partecipando a un evento del fondo sovrano di Riyad di cui siede in consiglio d’amministrazione. Glielo ricorda (su Twitter) l’account antifascista #facciamorete: “Quanta passione, quanto fervore, quanto sentimento”, scrive commentando il video in cui l’ex premier accusa gli altri partiti. “Poi ho ricordato che ieri non era in Senato a fare il suo lavoro, a dare un contributo a quei diritti civili e alla “seria politica”… ma era in Arabia Saudita a fare altro… qualcosa di più importante?”.

“Dopo aver portato il Rinascimento in Arabia Saudita, ha portato il Medioevo da noi. Un altro grande successo sulla pelle dei più deboli. Complimenti”, commenta Barbara, psicologa. “Lei avrebbe dovuto essere in Aula a votare. La paghiamo per questo, non per andarsene in giro”, scrive Egidio, ingegnere. Luca, che nel profilo ha la bandiera dell’Europa e si definisce “progressista e ambientalista”, rilancia: “Aspetto solo marzo 2023. Voi sparirete dalla politica, noi festeggeremo”. Elena, che accanto al nome ha un arcobaleno, si chiede come tanti se il voto sul ddl Zan sia l’ennesimo preludio a un asse esplicito tra Renzi e il centrodestra. “Una domanda, Matteo: ci dice cosa ha in mente per il futuro? Ci semplifichi la vita: chi è con lei (pochi ma affezionatissimi) eviterà di doversi rimangiare insulti ed attacchi, chi non sta con lei potrà evitare illazioni a vanvera e la contesterà a ragion veduta”, nota. E al tweet dell’ex premier che si chiede “quanto è squallida la propaganda di chi non sa fare politica e aggredisce gli avversari” risponde Antonio: “Quasi quanto chi usa un provvedimento sui diritti per fare prove tecniche sull’elezione del presidente della Repubblica”.

Il senatore di Rignano, però, da quell’orecchio sembra non sentirci. E ancora venerdì mattina, incurante dei feedback non proprio positivi, rilancia con un tweet in cui si auto-attribuisce pure il merito dei dati Istat sulla crescita economica: “Crescita già oltre il 6%. Aver tolto Conte e messo Draghi ha salvato l’Italia. Chi allora diceva “Conte o morte” e ci insultava, oggi dovrebbe scusarsi. La verità è più forte dell’odio. Lo vedremo presto anche sulle vicende di questi giorni”, assicura. Basta crederci.

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