Giovedì 2 settembre, durante la consueta diretta Instagram sul profilo del blog @_conoscere riguardo agli ultimi sviluppi sulla scomparsa di Denise Pipitone avvenuta il primo settembre di 17 anni fa a Mazara del Vallo, l’ex pm Maria Angioni che diresse le indagini dall’ottobre del 2004 al luglio del 2005 ha fatto nuove importanti rivelazioni sulla pista tunisina da lei indicata nel corso di una trasmissione televisiva del 14 giugno 2021.

Incalzata dalle domande della sottoscritta, del blogger Michele Belfiore e della criminologa Isabel Martina, l’ex pm Angioni ha rivelato di essere sempre più convinta che Denise Pipitone sia viva, e che si troverebbe all’estero, probabilmente sposata e madre di una bambina, ma totalmente ignara di essere la minore rapita da Mazara del Vallo nel 2004, e ha aggiunto nuovi elementi e prove documentali a supporto della sua ipotesi. Uno su tutti, un documento che attesterebbe il mancato controllo delle frontiere da parte delle forze dell’ordine il giorno seguente alla sparizione della piccola Denise, e in particolare il transito di una minore da un porto siciliano in direzione della Tunisia.

Il documento datato 2 settembre 2004 dimostrerebbe, secondo l’ex pm, che due adulti residenti a Mazara del Vallo, F. K. e A. Z., si sarebbero imbarcati da Trapani verso Tunisi sulla motonave D’Abundio in compagnia di una bambina registrata con il nome S. S. e nata il 13/1/1997 a Ragusa. Le generalità con cui la minore sarebbe stata imbarcata da Trapani, sempre secondo l’ex pm, non risulterebbero iscritte in alcun registro pubblico: in pratica è come se questa bambina ora adulta non esistesse e solo questo dovrebbe far sospettare una falsa identità e spingere la Procura di Marsala a fare delle indagini approfondite.

A ciò si aggiungerebbe un altro particolare molto significativo, che la dottoressa Angioni tiene a sottolineare: lo scorso 14 giugno, dopo le sue esternazioni in diretta tv e dopo che un’altra trasmissione aveva rivelato il nome e pubblicato una foto della ragazza a cui la Angioni faceva riferimento, qualche ora più tardi qualcuno avrebbe provveduto a trasferire la residenza anagrafica e fiscale di questa ragazza da Mazara del Vallo all’estero, mentre la residenza di suo marito e dei suoi genitori sarebbe stata lasciata a Mazara del Vallo.

Elementi che dovrebbero quantomeno suggerire di indagare anche in questa direzione, se pensiamo che molto è stato fatto non solo mediaticamente per quelle piste che non erano supportate da indizi altrettanto robusti e che si sono rivelate un enorme buco nell’acqua: basti pensare al teatrino messo in piedi dalla tv russa con la giovane Olesya Rostova che cercava la madre biologica con le modalità di un’ignobile lotteria dei sentimenti ai danni di Piera Maggio, madre di Denise; o la segnalazione (in totale buona fede) di una parrucchiera di Scalea che era convinta di aver individuato Denise in una ventenne di origini rumene, che presto ha smentito ogni sua correlazione con la vicenda ma che è comunque stata sottoposta all’esame del dna su mandato della Procura di Marsala.

Come già illustrato in questo blog, la dottoressa Angioni dovrà affrontare un processo per false dichiarazioni ai pm, ma sostiene di preferire il processo a una ritrattazione di quanto dichiarato davanti ai pubblici ministeri Piscitello e Rana, perché è fermamente convinta di ciò che afferma. Queste “false dichiarazioni” in realtà altro non sarebbero che ricordi imprecisi di fatti avvenuti 17 anni fa, e ora che l’ex pm ha a sua disposizione gli atti del processo, anche quelli contenuti nei numerosi stralci a modello 44 e modello 45 che lei stessa dispose all’epoca per esigenze di particolare segretezza, potrà studiarli e affrontare un iter giudiziario che le permetterà di far luce su una vicenda molto oscura, ai danni di una bambina di cui non si sa più nulla da 17 anni.

Una vicenda fatta di depistaggi, omissioni e caratterizzata da una rete di protezione intorno alla famiglia Pulizzi-Corona che avrebbe permesso ai sospettati di sapere in anticipo le mosse degli inquirenti, grazie forse alla connivenza di alcuni elementi della polizia giudiziaria che avrebbero riferito loro di eventuali microspie e telefoni sotto controllo.

Se la Procura di Marsala, oltre ad aver indagato e mandato a processo la dottoressa Angioni, decidesse di approfondire la pista da lei evidenziata, che meriterebbe attenzione tanto quanto le segnalazioni fino ad ora prese in considerazione, risponderebbe alle domande che tanti cittadini si stanno facendo e assolverebbe al compito che sta davvero a cuore a tutti coloro che vogliono bene a Denise: non lasciare nulla di intentato.

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