Torno su questo blog in occasione di una giornata in cui si deciderà una vicenda processuale su cui ho il dovere di mantenere alta l’attenzione e che, due mesi fa, avevo definito “indecente per uno Stato di diritto”. E’ il caso del processo a carico di Rosario Pio Cattafi, colui che la Corte di Cassazione, il 1 marzo del 2017, ha giudicato essere partecipe all’associazione mafiosa della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto fino al 1993, rinviando alla Corte d’Appello di Reggio Calabria il giudizio per gli anni compresi tra il 1993 e il 2000.

Oggi il reato di associazione mafiosa a carico di Rosario Cattafi, già pluripregiudicato (per i reati di lesioni, porto e detenzione abusivi di arma da fuoco e per calunnia) e plurindagato per altri innumerevoli reati (come sequestro di persona, omicidio, traffico di stupefacenti, traffico internazionale di armamenti, strage, associazione con finalità di terrorismo o di eversione – indagini da cui Cattafi è sempre uscito indenne, o perché archiviate, o perché prosciolto o assolto), potrebbe essere prescritto.

Sembrerà impossibile da credere ma da domani i cittadini italiani rischiano di vedere una persona con il “pedigree” di Rosario Cattafi uscire indenne da un processo per mafia per intervenuta prescrizione.

Come è possibile, vi starete chiedendo? La risposta, per quanto inaccettabile, è semplice: la Corte di Appello di Reggio Calabria ha impiegato più di due anni per fissare la prima udienza del processo a carico di Cattafi, nonostante il reato (di associazione mafiosa!) fosse a rischio di prescrizione. Ma, come se non bastasse, i ritardi sono proseguiti: la prima udienza, che si sarebbe dovuta tenere il 17 aprile 2019, fu rinviata di 6 mesi per un difetto di notifica ad un difensore di Cattafi, poi di altri 3 mesi e poi nuovamente di 3 mesi, in entrambi i casi per ulteriori difetti di notifica, questa volta alle parti civili. Dopo la sospensione dei processi a causa della pandemia di Covid-19, l’udienza, fissata per il 4 novembre 2020, ancora una volta non si è tenuta a causa dell’assenza di un giudice. Quindi l’ulteriore rinvio al 20 gennaio 2021, quando la Corte d’Appello ha rinviato la sentenza ad oggi, 31 marzo 2021. Sono passati esattamente quattro anni e 30 giorni da quando la Cassazione ha rinviato il giudizio per Rosario Cattafi.

Il Procuratore generale di Reggio Calabria, Giuseppe Adornato (ex assessore all’Urbanistica proprio del Comune di Reggio Calabria, dal 2002 al 2007, quando la giunta reggina era guidata dal sindaco Giuseppe Scopelliti, poi condannato definitivamente nel 2018 a quattro anni e sette mesi di carcere per falso in atto pubblico), ha chiesto alla Corte di appello di far decadere il reato di associazione mafiosa per intervenuta prescrizione.

Se la prescrizione fosse confermata dalla Corte, cadrebbe anche il cosiddetto “giudicato interno” della Cassazione, che lo aveva riconosciuto intraneo all’associazione mafiosa fino al 1993.

C’è altro da aggiungere? Non credo. Forse solo l’auspicio che la Corte di Appello di Reggio Calabria rigetti la richiesta della Procura generale e decida di riaprire il dibattimento per accertare la continuata intraneità all’associazione mafiosa di Rosario Pio Cattafi fino al 2000, anche alla luce delle nuove prove (emerse dopo la sentenza di secondo grado) portate all’attenzione dei giudici.

Salvatore Borsellino e il Movimento delle Agende Rosse

Articolo Precedente

“Quarta mafia”, la criminalità organizzata foggiana nel libro di Antonio Laronga: rivedi la diretta con Gomez, Carofiglio e l’autore

next
Articolo Successivo

Quarta Mafia, Gianrico Carofiglio racconta come nasce la criminalità organizzata foggiana: “Da un evento carcerario a metà anni 80”

next