Un botta e risposta iniziato sugli argomenti della pandemia e finito su ben altro terreno. Nei giorni scorsi su Twitter si è acceso un animato dibattito tra il deputato leghista Claudio Borghi, scettico sull’allarme della terza ondata, e il presidente della fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. Se i primi tweet riguardavano contagi e analisi statistiche, però, il 7 marzo il parlamentare è andato oltre: “Mi sa che sarà opportuno domandare al nostro responsabile enti locali l’elenco di quali delle amministrazioni in cui noi siamo in maggioranza finanziano Gimbe e a fronte di quali servizi”, ha scritto. In tanti lo hanno subito accusato di aver “minacciato” Cartabellotta e si sono schierati in sua difesa, mentre lui sostiene di non aver “minacciato proprio nessuno. Farò una doverosa verifica. Magari danno servizi ottimi”. A quel punto il presidente di Gimbe non è più intervenuto nella discussione, limitandosi a ritwittare i commenti di chi ha espresso solidarietà nei suoi confronti.

Per capire come si è arrivati a questo punto, però, bisogna fare un passo indietro al 4 marzo, quando Borghi ha pubblicato una serie di tweet sull’andamento del Covid in Italia per spiegare perché non crede agli allarmi sulla terza ondata. “Se qualcuno dei #VirologiInLockdown mi sa dire dove sbaglio ringrazierò e avrò imparato qualcosa”, ha scritto. “Al momento nessuno mi sta convincendo“. Il primo a replicare è stato proprio Cartabellotta, spiegando che nei calcoli del deputato leghista non ci sono errori, ma bisogna guardare alle tendenze per capire che la curva epidemiologica sta risalendo. Borghi però rispedisce tutto al mittente e cita la sua precedente esperienza a Piazza Affari per smentire il capo della fondazione, impegnata sin dall’inizio della pandemia nell’analisi dei dati Covid. “In Borsa ti insegnano subito che un ciarlatano si scopre molto facilmente”, ha scritto il parlamentare del Carroccio.

Nei giorni seguenti la discussione è andata avanti. “Onorevole Borghi”, ha twittato a sua volta Cartabellotta, “è la prima volta che un rappresentante dello Stato mi qualifica come ciarlatano, solo perché ho cercato di chiarire i dubbi da Lei espressi”. Il deputato di via Bellerio contro-replica: “Ah ma io non l’ho qualificata come ciarlatano, le ho descritto un modo che insegnavano in borsa per individuare i ciarlatani. Se si riconosce nella definizione ci rifletta e valuti se cambiare quel grafico ridicolo“, si legge in un tweet del 5 marzo. Il grafico in questione è quello dell’andamento delle terapie intensive in Lombardia, tanto che il presidente Gimbe commenta così: “Quel grafico che Lei ritiene ridicolo ha convinto Fontana a dichiarare zona arancione rafforzata in Lombardia. Sarò un ‘ciarlatano convincente'”. Nel dibattito a un certo punto si è pure inserito il virologo del San Raffaele di Milano Roberto Burioni, schierandosi dalla parte del collega: “La borsa non ha a che fare con una variante virale contagiosissima che si diffonde in maniera esponenziale. Noi sì”.

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