“Più che a Draghi noi di Sinistra Italiana abbiamo detto no all’operazione politica che ha portato a questo governo, che è nato innanzitutto con l’omicidio politico a freddo del governo Conte, e a un governo la cui differenza col precedente è manifesta nella maggioranza che lo sostiene. Nel Conte Due non c’era la destra, ora invece c’è, eccome, ed è molto presente nella composizione dell’esecutivo“. Sono le parole del segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ospite de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus.

Il parlamentare spiega: “Senza nessun pregiudizio nei confronti di Draghi, penso che un governo in cui c’è tutto e il contrario di tutto inevitabilmente ha un profilo politico che esiste come diretta espressione delle forze politiche e, in più, sposta l’asse molto più a destra. Quindi, su molti temi divisivi, nella migliore delle ipotesi, vivrà una sostanziale condizione di immobilismo e, nella peggiore delle ipotesi, su alcune questioni farà dei passi indietro. Chi è alternativo alla destra non governa con la destra“.
E aggiunge: “La squadra dei ministri scelti da Draghi ha rafforzato la nostra decisione di dire no a questo governo: vale per Gelmini, Brunetta, Giorgetti ma anche per tecnici come Cingolani, delle cui qualità non discuto, ma non mi sembra sul suo curriculum ci sia una particolare affezione a tematiche concernenti la Transizione Ecologica. In ogni caso, alla base del nostro no al governo Draghi, c’è un giudizio di carattere politico. Ne abbiamo discusso a lungo nel nostro partito con un dibattito largo, approfondito e sofferto. Ricordo che non c’è un caso in Europa dove la destra nazionalista governa insieme alle forze democratiche con queste modalità“.

Fratoianni sottolinea: “Certamente Draghi è una personalità autorevole e ha una forza politica molto significativa per il sostegno quasi unanime di cui gode, però non credo che sia mai possibile che un governo possa agire a prescindere dal Parlamento. Credo che la misura dei provvedimenti inevitabilmente dovrà fare i conti col Parlamento e con chi quei provvedimenti contribuisce a costruirli, come i ministri. Quando vedo, per esempio, Maria Stella Gelmini agli Affari Regionali penso che con un tema così decisivo come l’autonomia regionale differenziata, che per me è un danno micidiale per il Paese, come abbiamo visto con la gestione della pandemia, sia inevitabile un elemento di indirizzo – prosegue – ma è anche giusto e sacrosanto che sia così. Sarebbe stato molto diverso se Draghi avesse fatto un governo tutto di tecnici, perché avrebbe avuto anche plasticamente un’altra natura. Io credo che invece su molti nodi cruciali ci siano divergenze, come per gli investimenti pubblici, il welfare, il reddito, le Infrastrutture. Si pensi alla Lega che vuole il ponte sullo Stretto, mentre altre forze politiche hanno priorità diverse. Quindi, ovviamente su questi nodi le forze si dovranno misurare e poi vedremo dove penderà la bilancia”.

Il deputato chiosa: “Giuseppe Conte è stato vittima di un delitto politico, i cui attori principali hanno il volto di Renzi e di Italia Viva. Il movente era impedire che quella maggioranza gestisse la spesa dei fondi del Next Generation Ue che pure aveva conquistato con un negoziato difficilissimo e fino a qualche giorno prima nemmeno immaginabile. La strumentalità dell’operazione di Italia Viva è diventata chiara quando al Senato Davide Faraone ha detto a Draghi: ‘Non chiediamo più il Mes, perché il nostro Mes è lei’. Già lì si è capito che ci fosse qualcosa di vagamente contradditorio rispetto al racconto di una crisi che aveva viaggiato solo sui binari dei contenuti. E’ stata in realtà tutt’altro – conclude – In più, la lettura secondo cui il governo Conte Due non dovesse gestire le risorse era condivisa da molti settori economici, come Confindustria. Forse sarebbe stato più efficace e più utile andare uniti Pd-M5S-Leu alle consultazioni di Draghi con un unico documento programmatico. Ma non dico assolutamente che chi ha fatto scelte diverse sia brutto, cattivo e traditore. Dico solo che forse quella poteva essere una soluzione. Ma questo dibattito è ormai del tutto fuori tempo”.

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