Sembra incredibile, ma i cittadini seguono la crisi di governo. E non solo i cittadini, ma anche i professori, gli universitari, gli esperti, le associazioni di tutt’Italia. Persone che dedicano la loro intera vita a temi spesso di enorme rilevanza pubblica e sociale e che sono angosciati, realmente, del proprio futuro e di quello dei propri figli. Qualche giorno fa mi è capitato ad esempio di leggere, a questo proposito, un articolo del professore Paolo Pileri, esperto di consumo di suolo, professore di Pianificazione territoriale e tanto altro. Quel pezzo è la cosa migliore che si può leggere se si vuole capire la frattura insanabile tra società civile, e in generale tra i cittadini, e la politica, almeno una buona parte di essa.

Nel pezzo, il professore racconta di aver ascoltato tutta la discussione sulla crisi di governo che c’è stata in Senato, circa otto ore di interventi. E di aver constatato non tanto con rabbia, quanto con autentico sgomento e smarrimento, che nessun senatore – a parte Loredana De Petris di LeU – ha parlato di ambiente, clima o qualcosa che vagamente gli andasse vicino.

Tutto ciò ha davvero dell’incredibile, come ha dell’incredibile una crisi di governo aperta da Renzi in nome dei contenuti e della assegnazione dei fondi del Recovery Fund in cui Renzi però non ha mai pronunciato temi come “ambiente”, “clima”, “transizione energetica”, “decarbonizzazione”, “tutela della biodiversità”, “lotta al dissesto idrogeologico”, per non parlare di riforestazione o del consumo di suolo. Tutti temi legati al futuro dei nostri giovani a cui Renzi sembra tenere tanto.

Tanto sono assenti questi temi della mente del leader di Italia viva e del suo partito che, direi, la loro clamorosa mancanza è la perfetta cartina di tornasole dell’assoluta strumentalità della sua cinica spallata al governo, che ha come unico desiderio una maggiore appropriazione di potere, basata su un vero e proprio ricatto. Perché del futuro dei giovani, a Renzi, poco o nulla interessa, viceversa avrebbe quanto meno citato il tema del cambiamento climatico, la minaccia più grande che pesa non solo sulle teste di noi adulti ma ancor di più su quella dei nostri figli, e quanto meno avrebbe portato sul tavolo la gestione dei fondi del Recovery plan o Next Generation Eu chiedendo investimenti sui fronti di cui sopra e lottando per essi. Invece zero, si parla di Mes, giustizia, vaccini, scuola. Punto.

Che la crisi sia nata dunque solo per un mero desiderio rispetto alla presunta ansia verso la condizione delle prossime generazioni, sempre più piegate e dalla Dad e dalla disoccupazione – una piaga enorme e angosciante che aumenta, come ieri ha certificato nuovamente l’Istat – è palese. Tuttavia – va detto, e spero di non ripetermi troppo – neanche gli altri partiti – LeU a parte con Loredana De Petris, o Rossella Muroni – sembrano fare molto meglio.

Cerco di spiegarmi. Se io fossi, ad esempio, il leader del Partito Democratico, cercherei di smascherare le bugie, letterali, di Renzi, parlando appunto di riscaldamento globale, ambiente, decarbonizzazione, biodiversità, consumo di suolo, dissesto idrogeologico, inquinamento, tutti temi che minacciano la nostra stessa sopravvivenza. Chiederei a Renzi come può parlare di futuro dei nostri figli se di tutto questo non si occupa, come se il tema non esistesse. Gli chiederei perché ha esaltato un regime non solo antidemocratico e autoritario, ma anche basato sul petrolio e su uno stile di vita che rende l’Arabia Saudita uno dei paesi dalle emissioni più alte, altro che “nuovo rinascimento”.

Gli rinfaccerei di voler cambiare il Recovery Plan in senso “grey” e cioè di peggiorarlo, come è peggiorato dal punto di vista ambientale, non a caso, passando alla seconda versione in cui, oltre al fatto che manca una visione davvero verde e diversa del futuro, tanto per fare un’idea è stato tolto un miliardo per le foreste, come sta denunciando nel silenzio la Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale.

Farei lo stesso se fossi il Movimento Cinque Stelle. Inchioderei Renzi proprio sul suo disinteresse a occuparsi del futuro dei giovani, visto che parla di riforme, sanità, giustizia senza mai citare il tema ambientale. Ma il problema è che sul tavolo della crisi, su cui si stanno cercando convergenze programmatiche, il tema ambientale e la crisi climatica proprio non ci sono.

In sostanza è in atto una crisi di governo perché i partiti non riescono ad essere d’accordo sulle riforme e in queste riforme non è incluso l’ambiente. Neanche i giornali, a dire il vero, sollevano la questione, se è vero che durante le conferenze stampa che Renzi ha tenuto in questi giorni nessun giornalista gli ha mai chiesto del tema del clima e dell’ambiente, legandolo magari ai fondi del Recovery Fund che prevede che la stragrande maggioranza dei fondi vadano appunto a riforme ecologiche vere e non grandi opere di cui non abbiamo nessun bisogno, progetti di stoccaggio della CO2 o investimenti sull’idrogeno che non sia esclusivamente idrogeno verde.

Cosa fare di fronte a così tanta, assoluta, indifferenza dell’agenda della nostra politica rispetto al tema di cui si discute negli Stati Uniti e in tutto il mondo, anche in Europa? Come è possibile che il nostro paese, che si proclama europeista, non metta all’interno di una crisi che riguarda i temi della politica quello del clima? Cosa dovremmo fare, noi che di clima e ambiente ci occupiamo e preoccupiamo, come giornalisti, esperti, attivisti, semplici genitori o cittadini angosciati?

Onestamente non possiamo fare molto, se non scrivere, denunciare. Come sempre. E per quanto mi riguarda, amaramente, mi viene da pensare che Greta non potrebbe neanche attaccare i nostri politici – come ha fatto di recente a Davos – accusandoli di essere incoerenti tra i proclami fatti sul clima e i fatti. Perché qui, tragicamente, non solo non ci sono i fatti, ma neanche proclami.

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