Aveva denunciato, senza mai essere smentito, che a separare reparti Covid e non Covid al Policlinico San Martino di Genova erano armadi a rotelle piazzati in mezzo a corridoi. O addirittura strisce di nastro adesivo rosso tracciate a terra. Lo aveva fatto prima con una mail interna, poi, in assenza di risposte, si era rivolto alla stampa locale. E per questo il dottor Enzo Andorno, primario di Chirurgia dei trapianti di fegato nel maggior ospedale ligure, dovrà subire un procedimento disciplinare: la contestazione ricevuta nei giorni scorsi lo accusa di aver rilasciato, “in un momento di grave emergenzialità”, dichiarazioni “parziali, imprecise e fuorvianti”, tali da “causare preoccupazione e confusione tra gli operatori con possibile pregiudizio al servizio”, oltre che “lesive dell’immagine dell’azienda”. E lo invita a presentarsi, il prossimo 17 dicembre, all’udienza in cui potrà presentare una memoria difensiva per evitare la sospensione dalle funzioni con privazione dello stipendio fino a sei mesi.

Andorno, 63 anni, stimato chirurgo epatobiliare (è l’iniziatore italiano della tecnica split, che consente di destinare un fegato a due riceventi diversi) si batte fin dalla prima ondata contro la malagestione dell’emergenza del San Martino a danno dei pazienti ordinari. Lo scorso agosto raccontò sul Fatto Quotidiano come il proprio reparto fosse stato spogliato di letti, arredi e personale specializzato, mentre a ottobre, su Ilfattoquotidiano.it, sollevò il caso di una paziente a cui era stato rinviato per tre giorni di fila un intervento salvavita. Pochi giorni fa l’ultima denuncia, raccolta dall’edizione genovese di Repubblica: nei corridoi del Monoblocco, l’edificio principale del Policlinico, a separare “sporchi” da “puliti” sono armadi e nastri adesivi. E a farne le spese è lo stesso Andorno, che raccontava di aver scoperto per caso come i suoi letti fossero stati (di nuovo) destinati a pazienti positivi: “È logico e sicuro attraversare continuamente un reparto Covid per accedere al nostro unico studio, che di fatto è anche la nostra unica sede operativa? È esattamente come dedicare a degenza Covid la stanza della vostra segreteria”, scriveva il 4 novembre alla direzione dell’ospedale. “Io e i miei collaboratori attraversiamo necessariamente più volte il reparto per accedere al reparto di degenza dei nostri pazienti, alla rianimazione, alle sale operatorie, alla consulenza, agli ambulatori. Chiedo pertanto un sopralluogo urgentissimo per verificare la sicurezza dell’ambiente dove svolgiamo la nostra attività”. Ed è proprio questa missiva, poi resa pubblica, a costargli il procedimento disciplinare.

Ma cosa contesta al chirurgo l’azienda ospedaliera? Di aver espresso “pubblicamente manifestazioni offensive nei confronti del Policlinico e lesive della sua immagine”, che consisterebbero, letteralmente, in questi passaggi della mail: “Pur comprendendo la situazione di oggettiva difficoltà conducibile alla pressione epidemiologica e alla mancanza di programmazione nei mesi scorsi (…) vorrei sapere perché il modo di procedere è quello di tenere nascoste le cose ai diretti interessati (…) esiste un forte rischio di promiscuità, non vogliamo certo diventare noi degli untori”. Non solo. Al medico si rimprovera di aver violato l’art. 33 del Codice di comportamento per i dipendenti (Rapporti con gli organi di informazione) secondo cui “ogni tipo di contatto con i mass media (…) dev’essere concordato e autorizzato dalla Direzione generale”. Per antitesi il pensiero non può che andare a Matteo Bassetti, il direttore della clinica di Malattie infettive ormai presenza fissa su giornali e tv. “Bassetti è in contatto quotidiano con l’ufficio stampa che segue e autorizza i suoi interventi pubblici”, specifica a Ilfattoquotidiano.it il direttore generale del San Martino, Giovanni Ucci. “Noi abbiamo questo uso perché archiviamo ogni uscita, programmiamo e scalettiamo, specie in questo periodo dove i nostri professionisti sono particolarmente richiesti”, conferma il responsabile della comunicazione Pietro Pisano.

“In ogni caso – prosegue Ucci – il problema non è l’intervista, ma il contenuto. Le dichiarazioni del dottor Andorno, su temi di cui non ha competenza, hanno creato all’ospedale grave imbarazzo e difficoltà. I pazienti erano spaventati, convinti di non essere al sicuro”, racconta. E sul merito della denuncia ricorda che “i percorsi sono stati ritenuti sicuri dai nostri RSPP (responsabili prevenzione e protezione, ndr), tant’è vero che quel reparto è ancora aperto, anche se speriamo di farlo tornare a breve alle sue normali attività”. Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale Gianni Pastorino, capogruppo della lista progressista Linea Condivisa, che martedì si è rivolto direttamente al governatore Toti: “Tutto ciò, Presidente – scrive – è perché uno dei migliori professionisti della nostra Regione ha “osato” sottolineare pubblicamente disfunzioni avvenute all’interno del Policlinico San Martino. Scriviamo a lei perché ha deciso di assumere anche le funzioni di assessore alla Sanità e ci chiediamo se un professionista di questo livello, capace di dare lustro alle istituzioni sanitarie da lei dirette, debba essere sottoposto a tale procedura, per aver sollevato un problema pubblicamente, dopo aver tentato di porlo all’attenzione di chi di competenza. L’idea di usare il mezzo della censura ci appare del tutto sbagliato, e le chiediamo quindi un suo deciso intervento nei confronti dei vertici di San Martino, per rivedere questa anacronistica soluzione”.

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