Negli Stati Uniti tutti, o quasi, ricordano bene l’episodio di quattro anni fa quando il capo dei senatori repubblicani (Mitch McConnell), cui spetta la decisione sulla scaletta dei lavori al Senato, alla improvvisa morte del giudice Costituzionale Antonin Scalia circa 11 mesi prima della data del voto, bloccò per tutti quei mesi il diritto del presidente Barack Obama di nominare un giudice di sua scelta nella Corte Suprema per coprire la posizione vacante, creando quindi, oltre al grave sgarbo istituzionale, anche grave disagio nelle decisioni della Corte, che si è trovata a lungo in parità nelle sue decisioni (4 progressisti contro 4 conservatori).

La scelta di Obama fu per il giudice Merrick Garland, molto moderato, ma Mc Connel, nello stilare il programma di lavoro del Senato, “dimenticò puntigliosamente” di trovare spazio per mettere al voto quel diritto del presidente in carica. La Corte Suprema rimase quindi ostaggio per quasi un anno del duo Trump-Mc Connel, che preferì privilegiare gli interessi propri e di partito a quelli del popolo e della nazione.

Poi la sorprendente vittoria presidenziale di Donald Trump nel 2016 diede subito ai repubblicani l’opportunità, assolutamente non meritata, di riprendersi la maggioranza nella Corte Suprema portando il superconservatore Neil Gorsuch, in sostituzione di Scalia.

In America il termine “filibustering” si usa per definire quel gioco sulle maggioranze al Senato utile a far proseguire, o bloccare, le nomine presidenziali e il duo Trump-McConnell ha dimostrato ampiamente di meritare in proprio quel soprannome. Essi non hanno avuto infatti alcuna remora nel profittare delle occasioni (… che fanno l’uomo ladro, dice il proverbio) che arrivavano dagli avvicendamenti istituzionali.

Alla morte avvenuta lo scorso settembre (quindi a meno di tre mesi dal voto!) della giudice suprema Ruth Bader Ginsburg, vero pilastro del progressismo in America, non hanno nemmeno pensato a concedere una pausa agonistica (come si fa nel gioco del calcio e nel ciclismo) quando qualcuno si ferma per un grave incidente, loro, di comune accordo, hanno subito profittato della maggioranza al Senato per modificare tutti i programmi (incluso l’approvazione di nuovi urgenti aiuti a imprese, lavoratori e famiglie fermati dalla Pandemia) per dare ogni precedenza alla nomina della Amy Coney Barrett in sostituzione della Ginsburg.

Politicamente sarebbe toccato ai democratici il diritto di pareggiare la non-belligeranza data per la nomina di Gorsuch, ma la coppia di “filibustieri” (Trump-McConnell) ha pensato solo a se stessi e al partito. Nessun dubbio su questo giudizio, poiché è confortato anche dalla scelta inconcepibile di Amy Coney Barrett per quella posizione di altissimo livello costituzionale.

Amy è una donna troppo giovane e inesperta per quel ruolo. La scelta di Trump, perfezionata dal fido servitore McConnell, non è una vittoria politica dei conservatori, è uno schiaffo in pieno viso a tutti i moderati, essendo quella persona assolutamente inadatta a coprire un ruolo istituzionale così importante. Così la descrive Mother Jones, un “magazine” progressista americano molto noto per la sua attendibilità, nell’articolo a firma di Stephanie Mencimer: “Amy C. Barrett has spent her entire life in a conservative bubble. That’s a problem.” (La Barrett ha vissuto finora in una “bolla” conservatrice. Questo è un problema).

Sì, è veramente un grande problema, non solo politico, ma anche giuridico, perché durante la sua presentazione al Senato per la conferma della nomina a Giudice della Corte Suprema ha potuto dimostrare solo due anni di praticantato presso uno Studio Privato, e solo tre casi in tutto (non presieduti da lei) nei collegi giudicanti.

Sì, ed è davvero un problema anche perché nella Louisiana dove lei è nata e ha studiato (come riporta l’articolo), dominano gli “Evangelici”, una chiesa di protestanti cristiani molto ancorati al Vecchio Testamento. Questo comporta posizioni di radicalismo religioso molto profonde. Al punto da riconoscersi come autentici e unici “Creazionisti” (tutto discende da Dio Creatore) frontalmente opposti agli “Evoluzionisti”, sostenitori delle teorie scientifiche e delle fasi evolutive della natura.

Su questa base puramente fideistica i creazionisti sostengono tuttora che il “Diluvio Universale” ha originato il “Grand Canyon”, ma gli evoluzionisti dimostrano che tra i tempi della Bibbia e quelli di formazione del Gran Canyon ci passano milioni di anni di differenza, tutto questo però non scalfisce nemmeno un poco la certezza dei creazionisti.

Ecco, specificamente io non so se anche a proposito del Gran Canyon la Barrett condivida la teoria creazionista che circola in rete, ma la base del suo pensiero comunque è quella, e (io credo) potrebbe anche andare molto bene nelle chiese della Louisiana, ma molto meno nella Corte Suprema degli Stati Uniti dove è preferibile che la cancellazione prossima (prevista da Trump e dai repubblicani) di molti welfare a favore dei cittadini (incluso l’Obamacare), venga decisa da giudici coi piedi per terra, non con la testa nelle nuvole.

Nel voto (che io ho già inviato per posta) avrei voluto dare la mia preferenza almeno al senatore John Cornyn (repubblicano moderato) ma, dopo il voto in massa dei senatori repubblicani alla Barrett, ho ritenuto il voto a Trump e ai repubblicani classificabile come ad altissimo rischio per i cittadini semplici come me.

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Le elezioni Usa per chi come me non può votare. Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie

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