Il giorno dopo l’approvazione del dpcm che ha imposto la chiusura di bar e ristoranti alle 18 e lo stop a palestre, cinema e teatri, Matteo Renzi aveva lanciato un attacco al suo stesso governo, chiedendo a Palazzo Chigi di tornare sui propri passi. Ma ora, di fronte al niet del premier Conte, che pure nella serata di ieri ha incontrato i capidelegazione dei partiti di maggioranza per cercare di ricucire lo strappo, il leader di Italia viva cambia strategia: “Provocatoriamente, un lockdown totale si spiegherebbe meglio di un lockdown a metà deciso senza alcuna base scientifica“, dice in un’intervista alle testate Qn. Il presidente del Consiglio è Conte e “fossi in lui cercherei di spiegare perché si fanno certe scelte”, sostiene Renzi. “Il Covid non è un virus ad ore. Qual è la base scientifica della decisione? Questo decreto non blocca i contagi, ma aumenta i danni“. Ad alimentare lo scontro interno ai giallorossi in queste ore è anche la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, nonostante sia stata presente alle riunioni che hanno portato al dpcm e Conte sostiene che da Iv quel giorno non sia arrivata alcuna “proposta alternativa”. “Italia viva ha posto un problema da alcuni mesi, quello di un tavolo politico di confronto sul programma“, insiste Bellanova a Omnibus su La7. “L’ha chiesto Matteo Renzi, l’ho ribadito al presidente del Consiglio con dei messaggi, non farlo è ancora peggio”.

Se quindi l’ipotesi di rivedere le restrizioni è fuori discussione, come ha ribadito più volte Conte negli ultimi due giorni, la partita ora è tutta politica. Il capogruppo di Iv in Senato Davide Faraone rivendica di aver ottenuto un primo risultato dopo il vertice di ieri sera a Chigi: “Si anticipa il tavolo politico che si era rinviato a dopo gli stati generali del M5S, per vedere la strategia di questo Governo d’ora in avanti”, annuncia a SkyTg24. Per quanto riguarda il dpcm, il premier ha ipotizzato “di verificare tra quindici giorni gli effetti del Dpcm, proposta che noi abbiamo accolto pur non avendo condiviso le scelta fatte e avendolo detto in tutte le sedi in cui era possibile dirlo”. Il motivo è che, insiste Renzi, “chiudere i ristoranti alle 18 non diminuisce i contagiati: aumenta i disoccupati. E il problema non sono i teatri ma le metropolitane. Il dramma non sono le palestre, ma l’organizzazione dei tamponi”, insiste Renzi. “Il premier sapeva che non eravamo d’accordo – fa presente in relazione al Dpcm – Teresa Bellanova lo ha detto in tutte le sedi. Ho il dovere di ribadirlo perché vedo la disperazione delle persone. Non siamo yes man: stiamo in maggioranza ma abbiamo il dovere di dire la verità“. A suo dire, però, non c’è alcun rischio per l’esecutivo. “Non esiste nessuna crisi politica, ma esiste una grande crisi economica. E questo decreto non risolve il problema dei contagi”. In discussione anche il dialogo con le opposizioni: “Conte su questo è sempre stato molto timido, quasi sospettoso. Ma c’è da dire che Salvini e Meloni non lo hanno mai aiutato. Alla fine la posizione più seria nelle opposizioni è quella di Berlusconi. E sono d’accordo con il leader di Forza Italia quando chiede di attivare il Mes; se avessimo chiesto il Mes a giugno oggi avremmo più terapie intensive, più tamponi, più soldi per la sanità. Dire di no non è più ideologia, ma masochismo“. Un modo per rimarcare la posizione di Iv rispetto agli altri partiti di maggioranza, anche in vista dei fondi stanziati con il decreto Ristori. Il senatore di Rignano spera che il provvedimento sia sufficiente e che “non ci siano ostacoli burocratici come quelli degli ultimi mesi. Non dimentichiamo che il caos deriva dalla gestione dei tamponi, dai ritardi nei trasporti, dalla debolezza del tracciamento. Importante che i soldi ci siano e arrivino presto“.

La ministra Bellanova, che è capodelegazione dei renziani al governo, si spinge anche oltre: “Non è solo la questione di fare i ristori, ma se a dicembre la situazione rimane quella che è bisogna intervenire dove ci sono i problemi più gravi, ad esempio su sanità e trasporti, perché se no i 6,5 miliardi non basteranno, dobbiamo tornare a interrogarci.” ha dichiarato in tv. “Non basta dire io ristoro, ci deve essere responsabilità istituzionale su come si esce da questa situazione drammatica”. Poi passa all’attacco diretto al premier: “Mi dispiace che il presidente Conte non comprenda i distinguo e che non tenga in considerazione quanto accaduto sabato: perché se stiamo stati riuniti dalle 6,30 di mattina alle 24, in sede di confronto, è perché c’erano più che dei distinguo, c’erano delle argomentazioni di non condivisione di una scelta che appare come quella più semplice, quella delle chiusure di alcune attività”. La ministra rivendica quindi la sua posizione sulle palestre e sui ristoranti, che dovevano rimanere aperti almeno fino alle 23. Bellanova, nel corso del suo intervento, ha anche ribadito la propria contrarietà alla chiusura dei ristoranti alle 18. “Conte non dovrebbe continuare a criticare chi all’interno della maggioranza vuole dare un contributo generosamente, perché questo è quello che io ho fatto per tutta la giornata di sabato e che fa la mia forza politica, perché se ognuno si aggrappa alle proprie certezze, e ogni suggerimento viene visto come una critica, noi produciamo danni e non risultati. E invece, dobbiamo avere un’idea per il futuro, una strategia. Quindi in queste ore – ha concluso – basta con polemiche sterili e non riconoscere la qualità del lavoro che hanno fatto gli altri, mettiamoci intorno a un tavolo tutti e costruiamo davvero una strategia”.

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All’ultimo Dpcm non ci sono giustificazioni. Ora il premier ha davanti a sé solo due scelte

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