Un concistoro a dir poco rivoluzionario. Mentre non si sono ancora placate, più dentro che fuori la Chiesa cattolica, le polemiche per le affermazioni di Papa Francesco sulle unioni civili anche tra persone omosessuali, censurate dal Vaticano, Bergoglio ha annunciato la nomina di tredici nuovi cardinali, di cui sei italiani, nel concistoro che terrà il 28 novembre, vigilia della prima domenica d’Avvento. Nella lista, letta come tradizione dal Papa al termine dell’Angelus, fanno parte nove porporati elettori in un eventuale conclave, ovvero con meno di ottant’anni, di cui un prete, e quattro che non potranno votare il futuro Pontefice, di cui due sacerdoti.

A destare stupore stavolta non sono soltanto le esclusioni illustri nella Curia romana e nelle diocesi italiane più importanti, come Milano dove l’arcivescovo Mario Delpini non riesce a entrare in questo che è il terzo concistoro da quando è succeduto al cardinale Angelo Scola. Ciò, infatti, che emerge analizzando la lista dei prescelti dal Papa in quello che sarà il suo settimo concistoro, è la scelta di personalità che Francesco ritiene molto vicine alla sua sensibilità pastorale. Il segnale evidente che Bergoglio si sente sempre più accerchiato dalla Curia romana e non solo, anche alla luce dell’inchiesta finanziaria che ha letteralmente travolto la Segreteria di Stato. Inchiesta che ha portato recentemente alle dimissioni del cardinale Angelo Becciu dal ruolo di prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a cui il Papa ha anche chiesto di rinunciare ai diritti connessi alla porpora.

Proprio con la defenestrazione di Becciu, i cardinali elettori avevano raggiunto il numero di centoventi, limite fissato da San Paolo VI e confermato da San Giovanni Paolo II. Con le nuove nomine decise da Francesco, attualmente i porporati che possono entrare in conclave salgono a centoventinove. Ad aprire la lista è il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Il nuovo porporato ha preso recentemente l’incarico che è stato di un fedelissimo di Bergoglio, Lorenzo Baldisseri, che fu segretario del conclave che elesse, nel 2013, l’arcivescovo di Buenos Aires. Al secondo posto c’è, come prassi, l’altro curiale nominato cardinale in questo concistoro: il leccese Marcello Semeraro, recentemente subentrato a Becciu come prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Ma che in questi quasi otto anni di pontificato, mantenendo l’incarico di vescovo di Albano, ha svolto anche il ruolo di segretario del Consiglio dei cardinali che aiuta il Papa nella riforma della Curia romana e nel governo della Chiesa universale. Semeraro e Bergoglio si conoscono da venti anni e iniziarono a collaborare nel 2001 quando si ritrovarono fianco a fianco nell’organizzazione del Sinodo dei vescovi voluto quell’anno da Wojtyla.

Tra le altre nomine di questo concistoro, spiccano quelle degli altri due italiani presenti nella lista dei nuovi porporati elettori. Il romano Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, da sempre vicino ai rom e ai poveri della Capitale, dove è stato a lungo parroco prima di diventare vescovo ausiliare di Roma. Una sensibilità verso gli ultimi che don Paolo, come ama farsi chiamare tuttora, ha sempre mantenuto e che sta testimoniando anche nella diocesi toscana dove Francesco lo ha inviato nel 2019. L’ultimo neo cardinale italiano elettore è il bolognese Mauro Gambetti, sacerdote francescano e custode del Santo Convento di Assisi.

Una nomina che rinsalda ancora una volta il forte legame che esiste tra la città del poverello e il Papa che ha scelto proprio di chiamarsi come quel santo. Il 3 ottobre, vigilia della festa di San Francesco, Bergoglio si era recato proprio ad Assisi per celebrare, in forma privata a causa della pandemia, la messa sulla tomba del frate e firmare la sua terza enciclica, Fratelli tutti. Un testo ispirato fin dal titolo proprio a San Francesco come l’enciclica precedente che iniziava con un passo del Cantico delle creature, Laudato si’.

Gli altri cinque cardinali elettori sono: Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali in Ruanda, Wilton Daniel Gregory, arcivescovo Washington negli Stati Uniti, noto per le sue posizioni pro gay e lgbt, Jose Fuerte Advincula, arcivescovo di Capiz nelle Filippine, lo spagnolo Celestino Aos Braco, arcivescovo di Santiago del Cile dove il Papa sta ricostruendo l’intero episcopato dopo averlo azzerato a causa delle coperture della pedofilia del clero e Cornelius Sim, vicario apostolico di Brunei.

I quattro porporati non elettori, invece, sono, Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristobal de las Casas in Messico, il vicentino Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico, l’ascolano Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia e volto noto della televisione, ed Enrico Feroci, parroco a Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva ed ex direttore della Caritas di Roma. “Preghiamo per i nuovi cardinali, – ha detto il Papa ai fedeli presenti in piazza San Pietro – affinché, confermando la loro adesione a Cristo, mi aiutino nel mio ministero di vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio”.

@FrancescoGrana

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