Il tunnel dell’emergenza è lungo, più di quanto si credesse, e lo spettro di un lockdown autunnale sta prendendo forma. A Madrid, dopo non pochi scontri istituzionali tra enti locali e governo centrale, il provvedimento che decreta il confinamento è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Tutto lascia prevedere che con le restrizioni arriveranno nuovi affanni per una metropoli già duramente colpita. I pilastri dell’economia cittadina, servizi, turismo e commercio, boccheggiano: si calcola che oltre il 30% degli esercizi presenti sulla Gran Vía, l’arteria principale della città, non ha riaperto dopo il lockdown di primavera.

Le plumbee prospettive hanno senza dubbio inciso nell’accelerazione impressa in questi giorni dalla coalizione di sinistra (socialisti e Podemos) per delineare le regole del teletrabajo, il lavoro a distanza che assicura una migliore precauzione sanitaria. Il prossimo 13 ottobre entrerà in vigore la legge numero 28 – approvata lo scorso 22 settembre – la quale abbatterà vecchie convinzioni mutando radicalmente i rapporti di lavoro. Con un presupposto preciso: saranno le aziende a dover dotare i lavoratori dei dispositivi necessari per il lavoro a distanza. La contrattazione collettiva farà il resto, quale strumento ideale per l’individuazione dei dettagli pratici del “teletrabajo”.

La riforma prevede che gli stessi datori dovranno farsi carico delle spese per svolgere le attività da casa, con i contratti collettivi o aziendali chiamati a fissare, tra le altre cose, la misura dei rimborsi delle spese che incidono sulle utenze domestiche. Indennizzi che presuppongono, secondo le disposizioni adottate, un inventario dei beni utilizzati per lo smart working. E poi, ancora, ulteriori indirizzi in tema di orario di lavoro, distribuzione tra attività in presenza e a distanza, modalità per il preavviso diretto a interrompere il lavoro a distanza, e infine identificazione del luogo esterno all’azienda.

Un insieme di norme che lasciano intendere come la Spagna intenda valorizzare nel tempo lo smart working, attribuendogli un carattere duraturo ma ponendo, nel contempo, il principio della volontarietà: il diniego a prestare l’attività da remoto non potrà considerarsi giusta causa di licenziamento. Sarà sempre la contrattazione decentrata a regolare le modalità di controllo datoriale sulle attività a distanza, il protocollo da osservare in caso di difficoltà tecniche che impediscano la prestazione, le salvaguardie sulla privacy.

Una riforma che prova a dare ossigeno ad un mercato del lavoro asfittico: la Spagna vive una fase critica, segnata dalle divisioni politiche e sociali che lacerano da anni la Catalogna e da una discussa gestione dell’emergenza sanitaria che sta per mettere in ginocchio l’economia.

I numeri sono implacabili: la Spagna è il paese più in sofferenza nell’area euro. Lo scorso luglio l’Istituto di statistica rilevava un tasso di disoccupazione superiore al 15%, il doppio del dato registrato nella zona euro (7,9%). Con il lavoro che è una chimera per i giovani, qui siamo all’emergenza con il tasso di disoccupazione che sale al 41%, di dieci punti superiore rispetto a quanto registrato in Italia, e ben 24 punti in più della media europea.

Il telelavoro può essere un argine contro le procedure di mobilità, ma non è la soluzione. Nelle ultime ore ha fatto sentire la sua voce il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) che ha consigliato al governo del socialista Pedro Sánchez una coraggiosa riforma del diritto del lavoro, utile a porre un freno alla frammentazione dei contratti cui corrisponde un elevato grado di precarietà.

Il rapporto del Fondo Monetario pone l’accento sulla necessità di creare con i finanziamenti europei un fondo per i licenziamenti, contenendo i costi per le imprese, misura che nelle intenzioni dell’organismo guidato da Kristalina Georgieva renderebbe più attraenti i contratti a tempo indeterminato. Un intervento che potrebbe iniettare fiducia in un tessuto economico reso depresso dalla verticale caduta del Pil (pari al 12,8%).

Intanto un clima cupo è sceso in queste ore su Madrid, con i suoi abitanti che si chiedono se, al termine della battaglia politica – ora trasfusa in schermaglie legali – sul nuovo confinamiento, il prossimo fine settimana potranno uscire di casa.

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