“Niente minigonne sennò ai prof gli cade l’occhio”. E’ la frase pronunciata, hanno raccontato alcune studentesse, da una delle vice presidi del liceo Socrate di Roma, nello storico quartiere della Garbatella. Parole rivolte ad una ragazza che a detta della professoressa sarebbe stata troppo provocante. E così dopo decenni di sdoganamento della mini si è scatenata una bufera. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha immediatamente chiesto un approfondimento della questione attraverso l’ufficio scolastico regionale.

A rendere pubblica la vicenda è stata una ragazza del “Socrate” che ha spiegato a Repubblica: “Il primo giorno di scuola la vicepreside, entrando in classe per dare delle comunicazioni, ha chiamato fuori una mia compagna, che quel giorno indossava una gonna. Le ha detto che non era il caso di vestirsi in quel modo, che era provocante, che a qualche professore poteva “cadere l’occhio” . E a quanto abbiamo saputo la stessa frase è stata detta anche ad altre studentesse”. Immediata la reazione delle allieve del liceo che con lo slogan “Non è colpa nostra se gli cade l’occhio” hanno manifestato per la loro libertà indossando gonne corte.

Le ragazze del collettivo “Ribalta femminista” hanno spiegato: “Andare a scuola in gonna è stata una risposta spontanea. Non ci interessa l’episodio singolo, questa è l’occasione per mettere al centro il ruolo della scuola e della comunità scolastica. La scuola è e deve essere una forza motrice nello scardinare la cultura che rende le ragazze e le donne oggetti e colpevoli. È nelle aule che si formano i cittadini e le cittadine di domani, ed è da lì che deve partire una nuova consapevolezza per i nostri corpi e i nostri modi di essere. Il Socrate e la sua comunità di studentesse e studenti e professoresse e professori, ci ha sempre insegnato questo, a conoscere noi stessi e noi stesse ed essere liberi e libere di esprimerci”.

Intanto Rocco Pinneri, dirigente dell’ufficio scolastico regionale, ha già interpellato il preside Carlo Firmani: “Stiamo cercando di capire cosa sia successo. Ci serve qualche elemento in più. Intanto va detto che in quella scuola ci sono più figure di vice preside perciò bisogna capire di chi si tratti. Firmani sentirà studenti e docenti poi mi riferirà. In ogni caso non ci sono gli estremi per un provvedimento disciplinare”. A far calare il silenzio stampa, invece, è proprio il dirigente che si è negato al telefono.

Sulle questione oggi pomeriggio è intervenuto anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli: “E’ ovvio che le studentesse e gli studenti debbano frequentare le lezioni con un abbigliamento decoroso, in segno di rispetto verso l’istituzione che la scuola rappresenta e verso sé stessi. Non è però condivisibile che la motivazione posta alla base di tale doverosa condotta faccia riferimento a un ipotetico e deprecabile voyeurismo dei docenti (uomini). Docenti che, peraltro, svolgono un importante ruolo educativo”.

E anche l’onorevole Vittorio Casa dei 5Stelle ha voluto dire la sua sul proprio profilo Facebook: “La corretta comunicazione a scuola è fondamentale. Suggerire a studentesse e studenti, ma anche agli insegnanti, un abbigliamento adatto al luogo e conforme a codici di comportamento condivisi è assolutamente legittimo. Viceversa è sbagliato chiedere a delle studentesse di non indossare una minigonna perché altrimenti ai professori può cadere l’occhio. Un messaggio fuorviante che sembra giustificare chi per ruolo ed esperienza dovrebbe mantenere sempre autocontrollo e atteggiamenti corretti”.