Il presidente dell’Autorità portuale del Mare Adriatico orientale di Trieste tornerà al suo posto. Il Tar del Lazio ha, infatti, accolto il ricorso presentato da Zeno D’Agostino, che alcune settimane fa era stato dichiarato decaduto dall’incarico in base a una decisione dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), secondo cui nel 2016, al momento della nomina, la carica era “inconferibile”. Allora D’Agostino era presidente di Trieste Terminal Passeggeri e non si sarebbe potuto applicare una sommatoria di incarichi, per il rischio di conflitti di interesse. Il ricorso di D’Agostino al Tar era stato depositato anche per conto dell’Autorità portuale e con l’appoggio della Regione Friuli Venezia Giulia e del ministero dei Trasporti. Lo stesso governo aveva espresso la valutazione secondo cui le due cariche non costituivano un impedimento sostanziale ad un incarico che D’Agostino ha dimostrato di aver svolto egregiamente. Dopo la sospensione, infatti, si erano mobilitate tutte le forze politiche e amministrative della Regione e della città, oltre ai sindacati e ai “camalli” del porto. Una manifestazione inconsueta, ma di grande effetto, mentre l’ente portuale era stato commissariato.

Perché D’Agostino è stato reintegrato? I giudici del Tar spiegano che la norma che vieta le doppie cariche individua alcuni presupposti per la sua applicabilità, che devono scattare contemporaneamente. Innanzitutto il destinatario dell’incarico deve aver svolto “nei due anni precedenti incarichi e ricoperto cariche in enti finanziati o regolati da una amministrazione o da un ente pubblico”. Inoltre, “a conferire l’incarico dev’essere l’amministrazione o l’ente pubblico che finanzia o regola l’ente di diritto privato in cui il destinatario dell’incarico abbia svolto incarichi o rivestito cariche nei due anni precedenti”. Scrivono i giudici: “La mancanza di uno solo dei presupposti preclude l’operatività del divieto sancito dalla disposizione”. Nel caso dei porti, l’autorità competente alla nomina è il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma esso “non svolge alcuna forma di finanziamento, né ha poteri regolatori su Trieste Terminal Passeggeri”. Conclusione: “La norma non è applicabile al caso di specie, stante l’assenza di un presupposto indefettibile per l’operatività dell’inconferibilità”. Il Tar, pur dando ragione a D’Agostino, respinge la richiesta di risarcimento dei danni, perché “l’annullamento del provvedimento impugnato, con decisione resa in tempi brevissimi, elide il prodursi di qualsivoglia tipo di danno di natura patrimoniale”, visto che D’Agostino sarà subito reintegrato nel suo incarico. E anche eventuali danni non patrimoniali sono sanati dalla sentenza. Dopo la nomina all’Autorità portuale, D’Agostino si era dimesso dall’incarico in Trieste Terminal Passeggeri, per il quale non aveva percepito compensi e non aveva avuto deleghe esecutive.

Se si chiude per via giudiziaria la crisi del Porto di Trieste, si apre quella del Porto di Venezia, per il quale si profila il commissariamento. Alcune settimane fa i rappresentanti di Regione Veneto e Città Metropolitana avevano votato contro l’approvazione del bilancio consuntivo 2019 che pure è in attivo di 26 milioni. Contestano un finanziamento da 9 milioni di euro a una società del gruppo Mantovani attiva nel sistema portuale che secondo loro è fonte di opacità, al punto da aver inviato la documentazione alla Procura della Repubblica. La guerra dei dossier ha avuto l’epilogo con la mancanza del numero legale della terza seduta consecutiva del Comitato di gestione, con all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio. Visto che non è avvenuta entro il primo semestre dell’anno, per legge si dovrebbe spalancare lo spettro del commissariamento. Il presidente dell’Autorità, Pino Musolino, ha commentato: “I componenti del Comitato, Giri e Campitelli, hanno rifiutato la terza opportunità loro offerta per dimostrare che il futuro dei porti di Venezia e Chioggia è più importante di qualsiasi tattica di breve periodo o questione di natura personale. La loro scelta di irrazionale intransigenza ha ricadute gravi, perché rischia di limitare l’operatività dell’Autorità in una fase che richiederebbe soluzioni condivise innovative e flessibili per rilanciare il cluster marittimo e scongiurare eventuali crisi occupazionali”.

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