I lavoratori assieme al presidente leghista della Regione Friuli Venezia Giulia, i sindacati assieme al sindaco di Trieste, tutti uniti per chiedere che Zeno D’Agostino resti alla guida dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale. È stato destituito dall’Autorità nazionale anticorruzione perché nel 2016, quando venne nominato dal ministro Del Rio, aveva già la presidenza di Trieste terminal passeggeri (Ttp), una società di cui il porto detiene il 40 per cento. Secondo Anac, non poteva ricoprire quel ruolo, proprio perché già responsabile della società partecipata. Una questione in parte formale, in parte sostanziale, visto che riguarda cumuli di cariche e interessi potenzialmente confliggenti. In una parola, l’incarico era “inconferibile”.

La notifica del provvedimento è piombata come un fulmine a ciel sereno a Trieste dove il Porto negli ultimi anni, proprio sotto la guida di D’Agostino, è cresciuto. Così, attorno a lui si è creata una convergenza bipartisan che porterà in piazza componenti politiche e sindacali, unite nella stessa richiesta, di mantenere il manager al suo posto.

Il giorno successivo alla decisione di Anac c’è stata una prima manifestazione dei camalli, i lavoratori portuali, preoccupati che venissero meno gli atti approvati da D’Agostino. Ma ci ha pensato Mario Sommariva, attuale segretario generale del Porto, nominato commissario straordinario dal ministro dei Trasporti Paola De Micheli, ad assumere tutti gli atti compiuti da D’Agostino. Nel frattempo si è messa in modo la procedura dei ricorsi e la mobilitazione politica. Gli avvocati che assistono D’Agostino sostengono che in base alla norma applicata dall’Anac non si può essere nominati da un’amministrazione se si hanno cariche gestionali in una società regolata da quella stessa amministrazione. Ma il manager era stato nominato dal ministero che era al corrente dell’incarico di presidenza Ttp, rivestito senza deleghe operative o compenso. Chiedono al Tar del Lazio la sospensione e l’annullamento, ritenendo che la regola sia stata applicata in misura sproporzionata.

Adesso si annuncia una manifestazione in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste, per affermare che il presidente deve ritornare al suo posto. Le motivazioni contengono sfumature diverse, ma tutte concorrono nel riconoscimento del lavoro svolto da D’Agostino che ha rilanciato il porto triestino e creato 300 nuovi posti di lavoro. L’ex presidente parteciperà, parlando dal palco. Assieme a lui ci saranno il sindaco Roberto Dipiazza, il governatore Massimiliano Fedriga, sindacalisti ed esponenti politici. “Guardiamo a questa situazione con ottimismo – ha detto Stefano Puzzer, del Coordinamento lavoratori portuali, presentando l’iniziativa – Se il Tar dovesse però rigettare il ricorso, inevitabilmente si vivranno momenti caldi perché i portuali e i triestini ritorneranno in piazza e, oltre a bloccare lo scalo, andranno a far sentire le loro ragioni a Roma. Non ho mai visto un’unità simile attorno ad una sola persona”.

Secondo Paolo Peretti della Filt-Cgil il porto è stato rilanciato “grazie a tre elementi chiave: l’internalizzazione dell’attività, lo sviluppo della rete ferroviaria morta da 15 anni e la creazione di un’agenzia da oltre 300 posti di lavoro”. Marco Rebez, di Uil trasporti, sottolinea “il patto sociale che si è creato tra le realtà sindacali e le aziende, che deve ripartire in maniera ancora più forte dopo l’emergenza Covid”. Secondo Sasha Coluatti delle Usb, “il porto rappresenta l’elemento chiave per il rilancio della città”. Compatte anche le forze politiche e gli operatori economici del porto.

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