Triage digitale, distanziamento all’interno di aule, laboratori e mense e obbligo dei dispositivi di protezione individuale. Alla scuola Sant’Anna di Pisa, con le sue dodici sedi sparse per la città, il rientro ‘in presenza’ non è più un miraggio: dal 4 maggio, parallelamente alla didattica online, è in vigore un sistema innovativo per entrare e uscire dalle strutture e poter fare ricerca rispettando le norme di sicurezza. Si basa sul controllo digitale e la riorganizzazione degli spazi per consentire il distanziamento sociale tra studenti, docenti e personale, ed è stato pensato non solo per la “fase due” ma anche per settembre quando in Università riprenderà la didattica in presenza, la ricerca a pieno regime e tornerà in ufficio il personale amministrativo.

L’idea del Sant’Anna di Pisa è quella di diventare un modello per tutti gli altri atenei nazionali: “La fase due e la fase tre sono legate alla capacità della ricerca per affrontare l’emergenza della nostra società – spiega la rettrice Sabina Nuti – La scuola Sant’Anna, i suoi studenti, ricercatori e le aziende dello spin-off, sono pronti a dare il loro contributo. Ed è anche grazie a questo che siamo riusciti a rientrare in sicurezza”.

Il triage digitale – Dal 4 maggio, i 60 studenti che vivono nel collegio e i ricercatori che non possono svolgere il proprio lavoro da casa entrano ed escono dalla struttura attraverso un “triage digitale” che si attiva grazie a una app e a un termoscanner all’ingresso. Funziona così: chi entra deve scannerizzare un QRcode con il proprio smartphone e a quel punto compilare un questionario per rispondere ad alcune domande: “Hai avuto la febbre?”, “Negli ultimi 14 giorni hai avuto sintomi da Covid-19?”, “Sei entrato in contatto con positivi?”. Una volta compilato, il file viene inviato a un server della Scuola che potrà disporre dei dati, secondo le norme della privacy, per 14 giorni. Dopo la misurazione della temperatura corporea, se è inferiore a 37,5, si riceve sul proprio cellulare un semaforo verde per entrare. Nel caso in cui chi vuole entrare non abbia uno smartphone, potrà seguire lo stesso procedimento compilando un questionario cartaceo.

Nuovi spazi e distanziamento sociale – Nei corridoi delle sedi dove si fa didattica e ricerca sono state inserite frecce per indicare i percorsi verso le aule o i laboratori in modo da evitare gli incontri ravvicinati. Nelle strutture, tra cui la mensa, vige l’obbligo di utilizzare le mascherine, di mantenere un metro e 80 di distanza e di lavarsi spesso le mani: per questo dentro le aule, è stato inserito un dispensatore di gel. All’interno delle aule, invece, studenti, ricercatori e docenti, dovranno mantenere la distanza di sicurezza e, in caso non sia possibile, saranno obbligati a indossare le mascherine FFP2.

Nei laboratori pannelli di plexiglass e adesivi per le distanze – Il Comitato tecnico-scientifico interno ha anche dovuto rivedere le regole per l’utilizzo dei laboratori: all’ingresso vengono distribuite le mascherine, mentre ogni postazione viene separata dall’altra con dei pannelli di plexiglass e degli adesivi sul pavimento. Al momento i laboratori aperti sono quelli che richiedono la ricerca “in presenza”: quelli di agraria e biotecnologie (la cura delle piante), quelli di robotica e robotica percettiva, aperti già prima del 4 maggio con una deroga speciale perché qui sono stati sviluppati i robot per la sanificazione degli ospedali. Durante la “fase due” continuano in smartworking i ricercatori dei dipartimenti di Economia, Scienze Giuridiche e Sociali ma presto potranno tornare in sede anche loro.

La scuola Sant’Anna con questo protocollo si pone l’obiettivo di diventare un modello in Italia per la ripartenza dell’Università: “Le nostre misure costituiscono il punto di partenza per il primo periodo di rientro alla Scuola – conclude Nuti – vogliamo impegnarci per mettere a disposizione del nostro Paese le nostre competenze e capacità per contribuire a un processo di rilancio economico, sociale e culturale”.

Twitter: @salvini_giacomo

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