Non fu la sua prima vittoria al Giro d’Italia. Quella l’aveva colta appena 24 ore prima, nella tappa Lienz–Merano, quando taglia il traguardo in solitaria al termine di un’azione lunga 40 chilometri, iniziata nel tratto in discesa del Passo di Monte Giovo. Quasi paradossale per chi ha reso lo scatto in salita un proprio marchio di fabbrica. L’azione sul Mortirolo, durante la tappa Merano-Aprica, per tutti rappresenta il momento in cui Pantani entra definitivamente nella storia del ciclismo e del Giro d’Italia. Quel 5 giugno il Pirata scatta nel tratto più duro della salita e passa la vetta in solitaria. La maglia rosa Evgenij Berzin (che poi vincerà quell’edizione) prova a stargli a ruota per qualche chilometro prima di cedere. Il russo arriverà con oltre 4 minuti di ritardo.

Alla fine della tappa mancano più di 50 km e un’altra difficile salita. Pantani decide di attendere il rientro di Cacaito Rodriguez e Miguel Indurain, nella prospettiva di recuperare un po’ di energie in vista dell’attacco conclusivo. Sulla pendenza di Santa Cristina il 24enne romagnolo cambia nuovamente marcia e giunge all’Aprica con quasi tre minuti su Claudio Chiappucci, suo compagno di squadra e secondo classificato di giornata. Indurain arriva dopo tre minuti e mezzo. Pantani conclude quell’edizione della corsa rosa sul secondo gradino del podio. Oggi sul Mortirolo una scultura lo raffigura pronto allo scatto.

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