“Ha concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta“: l’accusa è del giudice per le indagini preliminari Barbara Saccà ed è rivolta a Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo Calabro e presidente della sezione calabrese dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci). Per il gip, il politico ha favorito la cosca “operante sul territorio della provincia di Vibo Valentia e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero, ed in particolare della locale di San Gregorio (cosca Razionale-Gasparro) e della ‘ndrina di Pizzo”. Il sindaco, inoltre, sempre secondo il gip “come concorrenteesterno‘, nella qualità di imprenditore del settore alberghiero e di Sindaco del comune di Pizzo, forniva uno stabile contributo alla vita dell’associazione mafiosa“.

“Favori in cambio di sostegno elettorale” – Poi l’accusa più grave: Gianluca Callipo “in diretto contatto con i vertici dell’organizzazione criminale operante in Pizzo (in particolare, famiglia Mazzotta) e San Gregorio d’Ippona (famiglia RazionaleGasparro), si poneva quale riferimento per il sodalizio nella risoluzione di problematiche inerenti alla propria funzione di Sindaco, promuovendo in tale veste gli interessi dell’organizzazione e favorendo, anche nell’adozione o meno di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio, comunque garantendo, in caso di necessità, il suo appoggio all’organizzazione, omettendo i dovuti controlli sulle attività di interesse del sodalizio“. Parole durissime quelle del giudice per le indagini preliminari, secondo cui la moneta di scambio era “anche – si legge nell’ordinanza – il sostegno elettorale offertogli in occasione delle elezioni comunali dell’11.06.2017, dal sodalizio criminale napitino da lui capeggiato consentendo la prosecuzione dell’attività imprenditoriale denominata ‘Mocambo‘”.

Callipo story: da Renzi a Occhiuto pensando al ritorno all’ovile – Ma chi è Gianluca Callipo? Classe ’82, originario di Pizzo Calabro, l’amministratore calabrese eletto col Pd è stato uno degli alfieri di Matteo Renzi al Sud Italia ai tempi della Rottamazione. Ex membro dell’assemblea nazionale dem, nel 2014 Callipo venne scelto direttamente dall’ex segretario come candidato della sua corrente alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato a presidente della Regione Calabria, poi vinte da Mario Oliverio. Dopo 4 anni, a novembre 2018 Callipo decide di cambiare aria e annuncia pubblicamente il suo sostegno al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto (Forza Italia) nella corsa alle elezioni regionali del 2020. Ciò non significa che la vicinanza a Renzi sia del tutto tramontata. È lo stesso Callipo a spiegarlo a fine settembre 2019: “Valuto positivamente la scelta di Renzi di lasciare il Pd e reputo interessante la nascita di Italia Viva” ha detto il sindaco di Pizzo a un quotidiano locale, non chiudendo a un suo eventuale ritorno nel partito di un leader che negli anni ha sempre lodato. Anche quando parlava di lotta alla mafia. Era sempre il 2014, anno delle primarie in cui lui era il candidato renziano: l’allora premier è in visita istituzionale a Scalea, nel Cosentino, per prendere parte a una manifestazione contro la criminalità organizzata. Callipo dichiara: “La visita del presidente è un segnale di notevole attenzione verso la Calabria, perché consente di accendere i riflettori dei grandi media sull’impegno civile di chi combatte la ‘ndrangheta”. Oggi è stato arrestato per concorso esterno alla ‘ndrangheta.

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