Una bambina di Taranto ha scritto: “Vergognatevi per tutto quello che ha fatto l’Ilva, gli altri bambini stanno in ospedale per colpa dell’Ilva brutta. Ecco perché dovete vergognarvi tanto”. Sua mamma: ”Mi ha detto: da grande voglio fare la pediatra per aiutare i bimbi di Taranto”.

Ammalarsi per produrre perdite

I bambini di Taranto pagano un prezzo altissimo: +54% di tumori infantili rispetto al dato regionale, come attesta lo studio Sentieri. E le loro storie sono drammaticamente vere. Si potrebbe pensare che questo tributo di sofferenza è il prezzo da pagare sull’altare del profitto. E invece no. Tutto questo dolore ha come corrispondente una perdita di 1,9 milioni di euro al giorno perché l’Ilva – anche quella gestita da ArcelorMittal – non riesce a produrre profitti.

L’Ilva di Taranto sembra essere l’incarnazione della Terza Legge della Stupidità: ”Una persona stupida è chi causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”.

Quanti F-35 per salvare gli operai Ilva?

È bene sapere che nove miliardi che potevano servire a salvare Taranto sono stati impiegati per l’acquisto dei nuovi F-35. Un modo per fermare quel progetto era quello di mettere al centro non vaghe promesse di Green New Deal, ma il vero cuore, il vero laboratorio del Green New Deal: la riconversione dell’Ilva di Taranto. Ed eccoci qua, con i 9 miliardi di euro per i nuovi F-35 appena riconfermati in sede parlamentare e con i prossimi 50 miliardi di euro per i futuri costi connessi al progetto.

Quei miliardi destinati agli F-35 potevano fare della riconversione dell’Ilva di Taranto e della bonifica dei Sin nazionali un laboratorio. E invece diventano la prosecuzione delle vecchie logiche militari.

I bambini di Taranto, una questione morale

E adesso Arcelor Mittal detta le sue condizioni: 2900 licenziamenti subito e 4700 nei prossimi anni. Tutto questo – scusate l’autocitazione – l’avevo previsto nell’agosto del 2018 facendo dei banali calcoli di raffronto fra la produttività dello stabilimento di Taranto e quello di Gent (gestito da ArcelorMittal). Avevo previsto la “Caporetto dei lavoratori” più di un anno fa ed è quello che sta accadendo adesso.

Il fallimento

Siamo di fronte al fallimento di una politica che non ha salvato né i bambini di Taranto né i lavoratori dell’Ilva. Concludo riportandovi un messaggio Whatsapp che ho appena ricevuto da un lavoratore Ilva. È uno sfogo amaro di uno degli operai in Amministrazioni straordinaria (As). Uno di quelli che non è rientrato a lavorare in fabbrica perché non ricompreso nell’accordo sindacale di un anno fa, firmato da ArcelorMittal con i sindacati davanti a un sorridente Luigi Di Maio, allora ministro del Mise:

“Onestamente – scrive questo operaio – sono contento di quello che si sta prospettando per i miei ex colleghi ArcelorMittal (tranne qualcuno che ha lottato al nostro fianco subendo tra l’altro anche licenziamenti e rapporti disciplinari) ma tra gli eletti e quelli che entravano cu a cap sott (con il capo chinato, nda) quando c’era sciopero, li voglio vedere quando saranno messi fuori come noi. Sarete tanti, carissimi ex colleghi, a diventare anche voi esuberi. Purtroppo il vostro servilismo, accompagnato da vigliaccheria, non servirà più a nulla. Sarete esuberi e indesiderati come voi avete considerato gli As. E tenetevi strette strette le vostre tessere confederali con la vana speranza di un ripescaggio. Buonasera a tutti. Scusate lo sfogo”.

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