Sospendere per un anno 10 tecnici di Spea, società controllata da Autostrade, per i presunti report fasulli sullo stato di salute di ponti e viadotti della rete gestita da Autostrade per l’Italia. È la decisione del tribunale del Riesame di Genova che ha accolto la richiesta della procura, rappresentata dal pm Walter Cotugno, che aveva chiesto l’interdizione di 11 tra ex dirigenti e tecnici di Spea, la società che si occupava di manutenzione e monitoraggio per Autostrade.

Cotugno, che coordina l’inchiesta bis sui falsi report, aveva chiesto due volte arresti e interdizioni ma il gip Angela Nutini aveva respinto l’impianto accusatorio relativamente alle ispezione sul Veilino e il Bisagno, entrambi lungo la A12 in Liguria. Così due settimane fa il magistrato aveva fatto appello al Riesame modificando le richieste e chiedendo l’interdizione per tutti. Dieci delle 11 richieste sono state accolte, una è stata respinta. La decisione non è immediatamente esecutiva e i legali possono ancora impugnarla in Cassazione. Secondo l’accusa, i tecnici non avrebbero eseguito le ispezioni nei cassoni (i tunnel sotto il manto stradale) di fatto dando una valutazione della salute dei viadotti senza avere valutato un elemento importante.

A settembre erano scattati 3 arresti domiciliari e 6 interdizioni per le attività sui viadotti Paolillo (A16, Puglia) e Pecetti (A26, Liguria). Le misure cautelari avevano scatenato una reazione a catena, anche per il tenore di alcune intercettazioni riguardanti figure apicali di Spea e Autostrade, che ha portato alle dimissioni dell’amministratore delegato di Atlantia, la holding controllata dalla famiglia Benetton, Giovanni Castellucci, andato via con 13 milioni di buonuscita.

“Dalle indagini è emerso un quadro particolarmente allarmante, con riferimento alle attività di sorveglianza e agli atti pubblici con cui la stessa viene descritta”, scrive il pubblico ministero nell’appello. “Si è assistito e si assiste – scrive il magistrato – a una sistematica violazione delle norme tese a garantire la sicurezza della circolazione stradale e a una altrettanto sistematica falsificazione degli atti pubblici volti ad attestare le attività di sorveglianza effettuate e l’esito delle stesse”.

“Lo stesso gip – scrive la procura – ha evidenziato che ‘la normativa, oltre che il buon senso impone di ispezionare le opere d’arte in ogni loro componente, sia esternamente sia all’interno degli spazi cavi'”. Dopo avere evidenziato quanto sopra, aggiunge Cotugno, “tuttavia il gip mostra di ritenere che ‘il rapporto possa attestare una attività del tutto diversa da quella prevista dalla norma (e dal buon senso!!) consistente nel mero esame sommario superficiale ed esterno e da terra del cassone. Infatti, senza il mezzo speciale by bridge l’ispettore non può che osservare da terra alla distanza di decine e decine di metri le pareti esterne dei cassoni per quanto visibili'”.

Per dimostrare che i tecnici di Spea non controllavano da anni dentro i cassoni dei viadotti, attestando falsamente una votazione su parti delle strutture non verificate, la procura ha sentito più volte l’ispettore del ministero dei Trasporti Placido Migliorino, che alcuni indagati definivano un “cane da guardia”. Dagli interrogatori è emerso che Spea aveva attestato anche a lui di avere eseguito determinati controlli: “La tematica delle attestazioni relative alle ispezioni nei cassoni – racconta Migliorino agli investigatori – è emersa anche nel corso delle mie attività ispettive. Ricordo che ho preliminarmente chiesto alla società concessionaria e Spea se anche all’interno dei cassoni procedevano a effettuare le visite trimestrali imposte dalla circolare. Mi è stato risposto in modo positivo con esplicita attestazione dei verbali. Tuttavia, ho richiesto ulteriori prove documentali che attestassero l’effettivo svolgimento delle ispezioni all’interno dei cassoni. Autostrade e Spea hanno risposto che non disponevano di ulteriori riscontri documentali atti a comprovare l’effettuazione delle ispezioni”.

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