L’abitazione e l’ufficio dell’ex amministratore delegato di Spea Engineering, Antonino Galatà, indagato per il crollo del ponte Morandi e per i presunti falsi report sui viadotti, sono state perquisite dai finanzieri. Gli investigatori si sono presentati anche a casa di altri tre manager sotto inchiesta e negli uffici della società controllata da Autostrade. È la prima volta da quando sono in corso gli accertamenti che la procura di Genova spedisce i militari della Guardia di finanza nelle case di alcune delle persone indagate.

Oltre a Galatà, sostituito nelle scorse settimane, tra gli altri dirigenti di Spea che hanno ricevuto la visita degli investigatori, a caccia di documenti di possibile interesse per i magistrati, c’è anche Marco Vezil, responsabile delle verifiche tecniche di transitabilità e dei trasporti eccezionali per Spea. Nel suo computer, sequestrato negli uffici della società dopo il crollo del viadotto il 14 agosto 2018, i finanzieri hanno ritrovato le registrazioni di alcune riunioni del 2017 in cui l’ex responsabile delle manutenzioni di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, diceva di dover “spendere il meno possibile” per la manutenzione del ponte Giustina sull’A14.

“Devo spendere il meno possibile… sono entrati i tedeschi a te non te ne frega un cazzo sono entrati i cinesi… devo ridurre al massimo i costi.. e devo essere intelligente de portà alla fine della concessione lo capisci o non lo capisci?”, spiegava ad alta voce davanti a Lucio Torricelli Ferretti e Massimiliano Giacobbi, anche loro indagati, allo stesso Vezil e ad altre persone. Per il gip del tribunale di Genova, Angela Maria Nutini, da quelle conversazioni emerge come le “logiche commerciali” fossero la “guida” dei comportamenti all’interno delle due società e come questa visione “prevale sulla finalità di garantire la sicurezza dell’infrastruttura autostradale, in spregio all’affidamento di un pubblico servizio”.

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