Dimmi come differenzi e ti dirò chi sei.

Alla vigilia del terzo sciopero globale del clima non possiamo non affrontare un tema caro a tutti noi: la raccolta differenziata. Il rebus di cosa buttare, quando e dove non è sempre facile da risolvere (come fanno ben notare i The Jackal in questo video) e cambia molto da comune a comune. Ci sono i comuni più avanzati, che col porta a porta hanno stabilito regole chiare, distribuendo veri e propri manuali di sopravvivenza. Ma per chi vive nelle grandi città non è sempre sempre così e per chi vive in città come Roma, ad esempio, vi assicuro che i livelli di confusione sono davvero alti tanto da generare, talvolta, vere e proprie liti familiari tra coniugi che hanno visioni completamente differenti su cosa sia o meno “differenziabile”.

Quando la raccolta differenziata è erroneamente giudicata “interpretabile” i prototipi di differenziatore medio si suddividono in:

– Basic, colui che getta solo carta, plastica, vetro e umido solo se evidenti. Tutto ciò che non fa parte di queste quattro categorie va nell’indifferenziato;

L’Integralista, colui che capisce la differenza tra Tetrapack e carta, che ha capito che i piatti di plastica monouso si possono riciclare se prima li lavi, che i cartoni della pizza no a meno che non siano puliti (e allora per questo evita di mangiarci sopra);

Il seguace di Greta, ovvero quello che non solo fa bene la differenziata ma che quando piove ricicla l’acqua piovana per annaffiare e quando cuoce le verdure pure o che sgrassa i piatti con l’acqua bollente di cottura invece che col sapone e l’acqua del rubinetto;

Il creativo, quello che non butta niente se non l’essenziale e che riutilizza gli scarti per fare cose inimmaginabili;

Il vago, quello che butta a casaccio e quando viene ripreso si finge stupito;

Il frustrato, quello che vorrebbe fare di più, ma non ha studiato, non c’ha tempo, non c’ha spazio e allora che vive gettando nei secchi scomposti i sensi di colpa insieme all’immondizia.

A casa nostra, ad esempio, la cosa si fa seria e mi è capitato una volta che entrando in cucina mi sono trovata di fronte a un vero e proprio manuale del perfetto differenziatore. Da quel giorno, chi di noi aveva fatto finora il vago non ha più avuto scampo. C’è da ammettere che la monella di casa sono io a tal punto che in famiglia hanno inventato un gioco, nulla affatto simpatico, per cui quando si va a buttare la mondezza “scopri le volte che mamma ha toppato” (‘sbagliato’, per chi legge da fuori Roma).

Scherzi a parte, differenziare è importante e riciclare pure perché sono davvero poche le cose che non servono più a nulla. Ogni Comune ha il dovere di spiegare come fare una corretta raccolta differenziata e ogni cittadino il dovere di informarsi. Pubblicare le regole sul sito dell’amministrazione pubblica dovrebbe essere la norma, così come diffondere nelle case e nelle scuole dei manuali d’uso semplificativi. Esistono poi diversi siti internet che semplificano le cose basta digitare su google come fare una corretta raccolta differenziata.

Certo, è anche vero che poi qualcosa sempre può sfuggire.

A due anni levammo il ciuccio al mio secondo figlio e di fronte a questa sfida importante lui ci disse: okey, ma il ciuccio dove si butta? Cavolo, non avevamo considerato il caucciù.

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