Nuova protesta dei 471 navigator della Campania contro la decisione del governatore Vincenzo De Luca di non firmare la convenzione con Anpal Servizi necessaria perché chi ha passato la selezione possa iniziare il percorso formativo e lavorativo. E perché possa prendere il via la fase due delle legge sul reddito di cittadinanza – che in Campania coinvolge 170mila famiglie – con la firma dei Patti per il lavoro da parte dei beneficiari. Da oggi a turno saranno in presidio permanente davanti a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione. E quattro di loro – Ilenia De Coro, Fabrizio Greco, Giuseppe Bianco e Carlo De Gaudio – hanno anche iniziato lo sciopero della fame.

Nei giorni scorsi De Gaudio aveva scritto una lettera al capo dello Stato Sergio Mattarella: “Gli ricordiamo che se passa il principio che una legge nazionale può essere disapplicata da una Regione per il volere e gli interessi di un singolo governatore, il principio di unità nazionale viene messo fortemente in discussione”. Dal 2 settembre partiranno le convocazioni dei percettori del beneficio per costruire il percorso per la ricerca di un’occupazione. Ma nei Centri per l’impiego della Campania i navigator non ci saranno. De Luca chiede che prima il governo stabilizzi i 600 dipendenti precari che lavorano all’Anpal. Il decreto su Ilva e rider, che contiene anche le norme per la proroga di 8.500 lavoratori socialmente utili, avrebbe potuto sbloccare la situazione. Ma, approvato dal consiglio dei Ministri con la formula ‘salvo intese, è tra quelli rimasti intrappolati dalla crisi di governo.

I quattro vincitori del concorso che hanno annunciato lo sciopero si alimenteranno attraverso “l’assunzione di liquidi e zuccheri per complessive 500 chilocalorie” sull’esempio, ha ricordato Del Gaudio, “di Marco Pannella che ha portato avanti tante importanti battaglie di civiltà nel nostro Paese”. “Non ci sono altre strade per urlare contro la violenza istituzionale che stiamo subendo – commenta Fabrizio Greco – nelle altre 18 Regioni i nostri colleghi hanno non solo iniziato a lavorare ma hanno preso anche il primo stipendio mentre noi, che come loro abbiamo vinto il concorso pubblico, siamo costretti in piazza per una mera e illegittima decisione del presidente De Luca. Noi stiamo diventando merce per la prossima campagna elettorale che è già iniziata sulla nostra pelle”.

De Luca dal canto suo in una nota esprime “comprensione” ma “rileva che la scelta dell’interlocutore è sbagliata. La Regione Campania non c’entra nulla con la vicenda in questione”. “Com’è noto – spiega De Luca – tale vicenda è stata promossa e gestita direttamente ed esclusivamente dall’Agenzia nazionale per il lavoro Anpal, dipendente dal Ministero del Lavoro”. “E’ evidente – aggiunge – che va indirizzata ad Anpal ogni richiesta di soluzione del problema, che è stato creato da tale Agenzia. La Regione Campania sollecita l’Anpal ad affrontare la questione in tempi rapidi e sollecita ancora una volta ad operare per la stabilizzazione dei precari che già lavorano in Anpal”. L’Agenzia ha risposto di essere “pronta per firmare i contratti, non appena la Regione si renderà disponibile a firmare la relativa convenzione, al pari di tutte le altre Regioni. L’accordo in Conferenza Stato-Regioni dello scorso aprile, sottoscritto anche dalla Regione Campania, prevede infatti che i navigator svolgano la propria attività di assistenza tecnica presso i centri per l’impiego previa sottoscrizione delle convenzioni bilaterali tra Anpal Servizi e ogni singola Regione. Quanto ai precari l’Agenzia ricorda che è stato delineato un Piano industriale che prevede l’assunzione in forma stabile di circa 400 lavoratori”, conclude la nota.

Navigator o meno, tutte le regioni si sono impegnate ad avviare le convocazioni dei percettori a partire da settembre. L’invito non riguarderà solo l’intestatario, ma tutti i maggiorenni della famiglia non occupati o che non frequentano un regolare corso di studi. Saranno invece esclusi i beneficiari delle pensioni di cittadinanza o gli over 65, oltre ai disabili per i quali può esserci però un’adesione volontaria finalizzata alla ricerca del lavoro. Esonerati anche i componenti della famiglia con impegno di cura per bambini sotto i 3 anni o per persone non autosufficienti. Il Patto per il Lavoro servirà a identificare le competenze e prevede che debba essere accettata almeno una delle tre offerte di lavoro congrue che verranno proposte. La congruità verrà valutata in base alla coerenza tra l’offerta di lavoro e le competenze, la distanza dal domicilio, la durata dello stato di disoccupazione. Così nei primi 12 mesi di fruizione del reddito sarà congrua la prima offerta se entro 100 chilometri di distanza dalla residenza (o comunque raggiungibile con un massimo di 100 minuti con i mezzi pubblici), la seconda entro i 250 chilometri e la terza sull’intero territorio italiano. Dopo 12 mesi anche per la prima offerta la ‘congruità’ è riconosciuta se si è entro i 250 chilometri.

Non per tutti, comunque, sarà obbligatorio il patto per il lavoro. Per alcuni nuclei familiari in particolari situazioni di disagio è possibile attivare il patto per l’inclusione sociale, passando attraverso i servizi dei Comuni competenti per il contrasto alla povertà. In questo caso il percorso è diverso ma spesso era già attivato per ottenere il Reddito di inclusione, predecessore del reddito di cittadinanza per il quale erano state stanziate molte meno risorse.

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