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Islanda, la lettera di addio al ghiacciaio: “Non c’è più per colpa del riscaldamento globale. Nei prossimi 200 anni tutti faranno la stessa fine”

Le parole sono su una placca posta ai piedi della montagna dove un tempo c'era il ghiacciaio Okjokull, "scomparso" all'età di 700 anni, e indirizzate a un lettore del futuro, al quale si ricorda: "Questo monumento testimonia che noi siamo coscienti di ciò che sta accadendo e di ciò che va fatto"
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In cima al vulcano islandese Ok si vede solo una macchia di ghiaccio: è quello che resta del ghiacciaio Okjokull, scomparso dopo 700 anni a causa del riscaldamento globale. Lo hanno ricordato oggi attivisti ambientalisti, il primo ministro islandese Katrin Jakobsdottir, il ministro per l’ambiente Gudmundur Ingi Gudbrandsson e l’ex presidente dell’Irlanda Mary Robinson, che si sono trovati ai piedi della montagna per deporre una placca con una “Lettera al futuro” scritta dall’autore islandese Andri Snaer Magnason: “Ok è il primo ghiacciaio a perdere il suo status di ghiacciaio“, si legge. “Nei prossimi 200 anni è previsto che tutti i nostri principali ghiacciai faranno la stessa fine”.

Il messaggio è rivolto a un lettore del futuro, al quale si ricorda: “Questo monumento testimonia che noi siamo coscienti di ciò che sta accadendo e di ciò che va fatto. Solo tu sai se lo abbiamo fatto”. E si chiude con una cifra: “415ppm CO2”, cioè 415 parti per milione di anidride carbonica, la quantità critica presente nell’atmosfera terrestre che determina un innalzamento globale della temperatura.

“È un momento molto simbolico”, ha detto lo scrittore Magnason alla Bbc: “Il cambiamento climatico non ha un inizio e una fine e penso che la filosofia dietro a questa placca sia di lanciare un monito, ricordando a noi stessi che stanno accadendo eventi storici e che non dovremmo banalizzare”. Nel 2000 era stato fatto un inventario dei ghiacciai dell’Islanda e ne vennero elencati ben 300 grandi e piccoli su tutta l’isola. Nel 2017 di questi ne erano già scomparsi 56.

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