Ore 14. Circa 13mila spettatori e un Centrale ancora completamente scoperchiato (per via dei lavori che porteranno alla realizzazione del primo tetto semovente di Wimbledon inaugurato due anni dopo). Sul campo di gioco i cambiamenti non sono altrettanto radicali: Roger Federer contro Rafael Nadal. Come già era successo l’anno precedente (vittoria in quattro set dello svizzero) e in altre due circostanze al Roland Garros (2006 e 2007). Il genio contro la potenza. L’eleganza opposta alla forza. Tutti e due alla caccia di un traguardo storico. Lo svizzero per centrare le cinque vittorie consecutive a Church Road, eguagliando così il record che Bjorn Borg ha fatto registrare tra il 1976 e il 1980. Lo sfidante per riportare la Spagna sul tetto di Wimbledon 41 anni dopo il successo di Manolo Santana.

Dopo un buon avvio di Federer, Nadal mette subito in mostra tutti i miglioramenti apportati sulla superficie verde, costringendo lo svizzero al tie-break, perso però 9 punti a 7. Un anno primo il primo set era finito 6-0 per il fenomeno di Basilea. Perso il secondo set 6-4 e vinto il terzo ancora una volta al tie-break, per Federer il match pare essere segnato a suo favore. Il 21enne spagnolo, nonostante un fastidio alla gamba, domina però il quarto parziale 6-2 e costringe per la prima volta nella carriera lo svizzero a giocarsi un titolo dello Slam al quinto set. Il numero uno pare bloccato da quella inaspettata competitività dello spagnolo sull’erba e dalla tensione. Eppure proprio quando l’inerzia sembrava essere dalla parte di Nadal, Federer ritrova la lucidità e la brillantezza, così come un break che non riusciva a piazzare dal primo set. Conclude il match con una volée alta, poi il crollo sull’erba. Le lacrime. L’applauso di  Borg in tribuna. Tre ore e 45 minuti che proiettano Federer nella leggenda, avvertendolo però allo stesso tempo che il suo trono non è più così stabile.

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