La digiunoterapia proposta da Breuss comporta il consumo quotidiano di succo di barbabietola e altri ortaggi per guarire dal cancro. Ma davvero funziona?

A sentire Breuss, sì. Nel suo libro Cancro, leucemia e altre malattie apparentemente incurabili sono guaribili con metodi naturali, scritto verso la fine degli anni 80 del secolo scorso, questo naturopata austriaco riportò le testimonianze di numerose persone che sarebbero guarite dal tumore seguendo pedissequamente la sua ricetta: consumo quotidiano, per 42 giorni, di un succo di barbabietola, carota, rafano, sedano e patata, associato a tisane. Il succo è tuttora in vendita e questa digiunoterapia è fra le diete più spesso gettonate in presenza di tumore, come ha riportato una review tedesca del 2012 (“How useful are diets against cancer?”. Deutsche Medizinische Wochenschrift, 2012).

Ma quello che può far bene a dosi normali non è detto che faccia bene a grandi dosi, soprattutto in presenza di una malattia complessa come il tumore, che di certo non si può curare in modo semplicistico con un rimedio unico. I presupposti potrebbero anche esserci, ma sono insufficienti, come spiega il professor Francesco Schittulli, senologo, chirurgo oncologico e presidente Lilt nazionale. “È scientificamente corretto dire che gli ortaggi offrano protezione, grazie a nutrienti come la vitamina A”. Infatti questa vitamina (o meglio provitamina, trattandosi di vegetali), è per l’appunto presente nella barbabietola, nel sedano e nella carota, insieme a molti antiossidanti e altri nutrienti importanti. Lo stesso digiuno ben condotto può avere effetti benefici. “Il digiuno terapeutico praticato una volta alla settimana è un elemento positivo per il corpo, contribuisce a eliminare scorie e cellule nocive, a migliorare il metabolismo”, prosegue l’esperto. “Ma dire che la digiunoterapia con il succo di Breuss sia un espediente contro il cancro non è scientificamente consolidato dagli studi della letteratura mondiale”. Aiuta, come possono aiutare l’attività fisica e una dieta equilibrata, ma di certo non basta. “Bisognerebbe anche sapere qual è il luogo di produzione e la provenienza dei cibi, poter seguire la filiera per verificare che all’origine della coltivazione o del pascolo non ci siano terreni contaminati e/o falde acquifere inquinate”, sottolinea Schittulli. “Oggi i tumori sono in netto aumento anche tra i giovani, opero purtroppo trentenni con il tumore al seno e vedo bambini che si ammalano. È opportuno chiedersi: come si è alimentata la mamma durante i mesi di gestazione? Sobrietà, equilibrio e buon senso devono essere la bussola della nostra vita quotidiana”, conclude il professore.

Insomma, il tumore è una questione complessa che non ha una semplice soluzione. Per capire come muoversi in sicurezza bisognerebbe consultare regolarmente la letteratura scientifica, ma non è pensabile per dei profani. Per fortuna già lo fa per noi il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (WCRF), che periodicamente pubblica dei dossier dopo aver passato in rassegna migliaia di studi sull’argomento. L’ultimo report è del 2018, e ancora una volta mette in rilievo l’importanza di mangiare cereali integrali, verdura, frutta e legumi, di fare attività fisica, di evitare fast food, bevande zuccherate e alcoliche. Non c’è dunque alimento che, da solo, possa far regredire il tumore. E anche con il digiuno fai-da-te bisogna andarci cauti. È di pochi mesi fa la notizia di una quarantenne israeliana ricoverata d’urgenza in ospedale con gravi danni al cervello dopo tre settimane di soli succhi di frutta. Vale la pena rifletterci bene.

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