La regione africana del Sahel sta precipitando in un’emergenza umanitaria, tra le più gravi al mondo. A denunciarlo è Oxfam, in occasione del G7 dei Ministri dello Sviluppo, in programma oggi a Parigi, e degli incontri che coinvolgeranno i Paesi colpiti dall’emergenza. La crisi della regione subsahariana è determinata dalla crescita esponenziale di attentati e di attacchi da parte di gruppi armati locali, che ha causato negli ultimi mesi migliaia di vittime civili in Burkina Faso, Mali e Niger, e l’impatto del cambiamento climatico

22 milioni le persone allo stremo, circa 4,2 milioni sfollate, la metà della popolazione della Regione non ha accesso all’acqua potabile e più di 7 milioni di persone, di cui 5 milioni di bambini sotto i 5 anni, sono colpiti da malnutrizione acuta. Sono i numeri della crisi umanitaria che sta colpendo il Sahel, mettendo a repentaglio la vita di decine di milioni di persone ed è generata – denuncia Oxfam – anche da un altissimo livello di disuguaglianza nell’accesso ai servizi essenziali, in particolare in Senegal e in Ciad.

Tra i diversi fattori che mettono a repentaglio la sopravvivenza di milioni di uomini il principale è l’impatto del cambiamento climatico: il Sahel, nonostante sia responsabile di una quota bassissima delle emissioni globali di gas serra, è una delle regioni più colpite dai cambiamenti climatici. In particolare il Niger è considerato il paese più vulnerabile a eventi climatici estremi sul pianeta.

“Il Sahel – ha affermato il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone – è una delle più povere regioni al mondo”. Oxfam si rivolge ai paesi del G7 che oggi discuteranno anche delle sfide nella regione africana e dell’adozione di una dichiarazione congiunta tra i paesi del G7 e quelli del G5 Sahel sulle azioni da intraprendere per affrontare le emergenze della regione. “Per contrastare questa crisi dimenticata – continua Sansone – occorre prima di tutto che le grandi potenze agiscano subito per sradicare le cause che ne sono all’origine. Non solo con maggiori aiuti di emergenza, ma con interventi di sviluppo nel medio periodo in grado di ridurre le disuguaglianze di accesso ai servizi essenziali da cui sono escluse ampie fasce della popolazione. È essenziale che i governi dei Paesi coinvolti, aumentino la propria spesa pubblica nell’erogazione di servizi come sanità e istruzione”.

 

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