L’Emilia-Romagna “rossa” trema in vista delle amministrative del 26 maggio, quando andranno al voto i cittadini di cinque capoluoghi davvero strategici: Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e Cesena. Le coalizioni di centrosinistra dovranno riuscire nell’ardua impresa, dopo la disfatta delle ultime politiche in Emilia-Romagna, di arginare l’ondata verde della Lega che, il 4 marzo scorso, ha ottenuto il 19,2% da sola e il 33,06% con la coalizione di centrodestra, superando il 30,79% del centrosinistra (26,3% il risultato del Pd) e cambiando, per la prima volta dal dopoguerra, il colore politico della Regione. Una missione non facile anche perché, in quasi tutte le città al voto, il sindaco uscente del centrosinistra non si ricandiderà e la coalizione non potrà giocare la carta della continuità. In più, si tratta di comuni che andranno al ballottaggio, fattore che potrebbe premiare i salviniani se i 5 stelle, probabili terzi classificati, decidessero di far convergere i loro voti, o anche solo una parte, sul candidato del centrodestra, in onore del patto di governo, anche se appare sempre più scricchiolante.

Una delle città in cui il centrosinistra è maggiormente in pericolo è Ferrara. Dopo i due mandati del sindaco Pd Tiziano Tagliani, otto candidati si sfideranno per la poltrona di sindaco. La battaglia sarà, fondamentalmente, tra il leghista Alan Fabbri – appoggiato anche da FI, FdI e dalle liste ‘Rinascita socialdemocratica’, ‘Ferrara civica’ e ‘Ferrara cambia’ – e Aldo Modonesi, esponente del centrosinistra, con le liste ‘Gente a modo’, ‘Frazioni e quartieri’, ‘Modonesi sindaco insieme’ e con il simbolo del Partito democratico. Il candidato leghista sembrerebbe il favorito. Fedelissimo del vicepremier Matteo Salvini, è uno degli amministratori su cui punta ‘il Capitano’, fin da quando, nel 2009, diventò il primo sindaco leghista dell’Emilia-Romagna, a 30 anni, a Bondeno (Ferarra), quasi con il 57% dei voti. Il suo consenso è fortemente radicato sul territorio. Attualmente è capogruppo della Lega in Regione e, nel 2014, ha sfidato il governatore Stefano Bonaccini, sfiorando il 30%. Per il centrosinistra non sarà semplice sconfiggerlo, soprattutto perché Ferrara è una delle città “cadute” alle politiche, dove il centrosinistra, con capolista l’ex ministro ferrarese, Dario Franceschini, è stato clamorosamente sconfitto, registrando un 32,35% contro il 37,19% del centrodestra.

A Reggio Emilia, la città del capogruppo alla Camera del Pd ed ex ministro Graziano Delrio, il sindaco uscente Luca Vecchi cerca la riconferma con l’appoggio di sei liste di centrosinistra. Il rivale più accreditato è il candidato di centrodestra Roberto Salati, appoggiato dalle tre liste della coalizione. In realtà il nome è fortemente contestato, anche negli ambienti vicini al Carroccio, per la sua scarsa credibilità. Tanto che Luigi Di Maio, durante un comizio a Reggio Emilia, ha dichiarato che la candidatura di Salati “è utile al Pd per far vincere Vecchi”. Negli ultimi giorni inoltre, ha fatto molto discutere una candidata consigliere di Fratelli d’Italia che ha pubblicato un video con cui si pulisce le scarpe con una maglietta antifascista. La città è storicamente di centrosinistra e Vecchi, 5 anni fa, vinse al primo turno, ma oggi la partita appare più complicata. A pesare, tra le varie cose, c’è il processo Aemilia, il più grande processo contro la ‘ndrangheta nel nord d’Italia, che si è concluso con 125 condanne e ha dimostrato come la cosca Grande Aracri spadroneggiasse nei settori di rilevanza economica del territorio, minando la fiducia nelle istituzioni di molti cittadini. La moglie del sindaco Vecchi, Maria Sergio, mai coinvolta nel processo, è stata chiamata in causa in alcune udienze per le sue parentele con imputati eccellenti. Alle ultime politiche, però, il centrosinistra ha retto, incassando un 36% circa contro il 26,5% del centrodestra, superato per meno di un punto anche dal M5s (27,6%).

A Cesena, dopo due mandati, il centrosinistra non potrà schierare il sindaco uscente Paolo Lucchi ma candida l’ex parlamentare Enzo Lattuca (Pd) che, già fedelissimo di Pierluigi Bersani, sarà sostenuto oltre che dal suo partito, da Articolo 1-Mdp, Popolari per Cesena, Pri e ‘Cesena 2024’. Nel 2012, Lattuca fu il candidato più votato alle primarie parlamentari del Pd cesenate, conquistando 3.918 preferenze e venne eletto in Parlamento, nel 2013, il più giovane tra gli onorevoli, a 25 anni. Il centrosinistra alle ultime politiche ha retto, il centrodestra, però, è un nemico temibile e appare molto compatto, in appoggio all’imprenditore Andrea Rossi che, oltre ai tre partiti della coalizione (Lega, FI e FdI), può contare sull’appoggio del Popolo della Famiglia e della civica ‘Cambiamo’.

Anche a Forlì, il sindaco uscente di centrosinistra ha deciso di non ricandidarsi, nonostante il successo al primo turno del 2014. Il Pd ha scelto Giorgio Calderoni che potrà contare anche sull’appoggio di Articolo 1-Mdp, Verdi e alcune liste civiche. La sfida sarà ancora una volta con il centrodestra che, unito, ha deciso di puntare su Gian Luca Zattini, forte dell’appoggio di cinque liste, tra cui quelle del trittico Lega, FdI e FI. Alle politiche del 4 marzo il centrodestra (con il 30,6% dei voti) ha tallonato da vicino il centrosinistra (33,3%), perciò, ancora una volta, la sfida sarà all’ultimo voto.

L’unica città in cui il centrosinistra sembrerebbe al sicuro è Modena, roccaforte rossa per eccellenza, dove l’uscente Gian Carlo Muzzarelli (Pd), con un lungo passato nelle istituzioni, ha ottime chance di essere rieletto sconfiggendo Stefano Prampolini, candidato per il centrodestra. Muzzarelli è sostenuto da Pd, Verdi e dalle liste civiche ‘+Modena’, ‘Sinistra per Modena’ e ‘Modena Solidale’. Prampolini da Lega, FI, FdI e la lista civica ‘Siamo Modena’. Non a caso, nell’arco di due settimane, tra il 3 e il 19 maggio, il leader del Carroccio, Matteo Salvini, è arrivato per tre volte nel Modenese (Modena, Carpi e Sassuolo) per lanciare la volata elettorale nella provincia più difficile dell’Emilia. Alle politiche, d’altro canto, il centrosinistra, con il 36,71% (capolista la centrista ex ministro Beatrice Lorenzin), ha predominato sul centrodestra che ha preso il 27,55% dei voti.

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