La colpa è delle Linee guida per la riforma degli enti locali, discusse dal tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città. È solo una bozza ma se diventasse legge farebbe resuscitare circa 2.500 poltrone per presidenti, assessori e consiglieri. Ecco quindi che l’ente intermedio è diventato l’ennesimo terreno di scontro per le due forze di governo. Per sanare i disagi creati dalla riforma Delrio, la Lega di Matteo Salvini vorrebbe tornare al passato. Ma sulla rinascita delle vecchie province il M5s di Luigi Di Maio fa muro. D’altra parte fin dalla sua nascita il Movimento di Beppe Grillo ne è stato l’oppositore più estremo. Talmente estremo che ha sempre rifiutato di candidarsi alle elezioni provinciali, quando c’erano. Ma anche adesso che si tratta di elezioni di secondo livello, cioè senza il voto di tutti i cittadini ma solo dei sindaci e consiglieri comunali. Ne sa qualcosa Marco Fabbri, il sindaco di Comacchio espulso dopo essersi candidato alle provinciali di Ferrara. È solo l’ultima vittima di un ente nato addirittura prima dell’impresa dei Mille di Giuseppe Garibaldi.

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