Per la prima volta, a quasi quattro anni dal blocco della frontiera franco-italiana, arriva a Ventimiglia una delegazione bicamerale di parlamentari chiamata a vigilare sull’attuazione dell’accordo di Schengen, sospeso dai controlli continui che la polizia francese effettua alla frontiera. Anche se il pretesto ufficiale che rende possibile il blocco è un controllo in funzione anti-terrorismo, di fatto a farne le spese sono sostanzialmente i richiedenti asilo che provano a uscire dall’Italia, che vengono respinti dalla Francia a causa del regolamento di Dublino, che impone al primo Paese di arrivo di farsi carico di profughi e migranti per tutto l’iter di riconoscimento del proprio status di protezione umanitaria.

Ma perché, in Parlamento europeo, la Lega ha votato contro la riforma del regolamento che avrebbe superato questo obbligo di restare in Italia da parte di tutti i richiedenti asilo in arrivo via mare?

Su questo tema fondamentale, che è la causa del “tappo” che si è creato alla frontiera franco-italiana, il presidente leghista del Comitato parlamentare Schengen Eugenio Zoffili preferisce non esprimere alcuna posizione, lasciando la parola per spiegare la posizione del partito a Flavio Di Muro, deputato ligure, che si giustifica così: “Io non ho letto il testo che hanno votato i parlamentari europei, quindi non posso dare un giudizio su quel voto”. Nulla da eccepire, se non fosse che anche il deputato ligure fa parte del team bicamerale e quindi dovrebbe essere esperto della materia, come sottolinea Piero De Luca (Pd): “Forse non si esprimono perché si stanno rendendo conto che hanno commesso un errore a votare contro la riforma: Dublino va cambiato se si vuole superare questa situazione, ma non si può fare alleandosi con chi in europa vuole tornare ad alzare muri come i loro alleati sovranisti, che da sempre si rifiutano di fare la loro parte nell’accoglienza dei richiedenti asilo”.

Quello che invece unisce, nella preoccupazione, tutti i parlamentari della delegazione è il prolungamento del blocco di Schengen, chiesto e ottenuto in maniera di fatto unilaterale da parte francese, che potrebbe essere presto prorogato per altri 6 mesi, proprio mentre i conflitti in Libia rischiano di costringere nuovi profughi a cercare di salvarsi uscendo dal loro Paese in guerra. Nonostante chiunque abbia tentato anche solo una volta di passare il confine in treno, dal 2015 a oggi, si rende conto che i controlli francesi usano come unico criterio quello razziale, i deputati leghisti del comitato, nella loro visita alla frontiera, sembrano non essersene resi conto: “Hanno fermato anche me che sono italiano”, risponde Di Muro a ilfattoquotidiano.it, riferendosi a non meglio precisati “controlli in aeroporto” che nulla hanno a che fare con Ventimiglia.

Certamente, i treni fermati per fare salire la Polizia di frontiera francese e controllare tutte le persone con tratti somatici “non caucasici” fanno perdere tempo (e pazienza) anche ai tanti frontalieri italiani, che da anni denunciano una situazione che ogni giorno li costringe ad allungare i tempi e, non di rado, assistere impotenti ad azioni di forza contro uomini, donne e anche bambini costretti a scendere giù dal treno nonostante rivendichino il diritto di chiedere asilo in Francia. Sul perché l’Italia sia costretta ad accettare respingimenti effettuati anche in maniera illegittima rispetto ai criteri posti da Dublino, da parte della polizia francese, secondo la testimonianze e i dossier di decine di associazioni e avvocati, il presidente del Comitato bicamerale Eugenio Zoffili sembra non essere a conoscenza di queste violazioni: “Me lo dice lei per la prima volta, verificheremo”. Fatti quindi noti a tutti gli operatori e più volte, da anni, diffusi dai media non sembrano emergere dal lavoro di controllo del comitato bicamerale, mentre Cesare Capocasa, il questore di Imperia, spiega a ilfattoquotidiano.it che le nostre forze dell’ordine possono verificare la correttezza solo sulle cosiddette procedure di “riammissione”, ma non possono far nulla sui “respingimenti”, che vengono effettuati dalla Francia tutti i giorni, anche collettivamente, per via dell’accordo di Chambery.

Circa i trasferimenti in pullman da Ventimiglia a Taranto dei migranti respinti dalla Francia, per una spesa del Viminale di circa 800mila euro all’anno, che entrano nelle casse dell’azienda di trasporto pubblico locale Riviera Trasporti, Capocasa fa presente che queste operazioni siano ormai “residuali”, essendo venute meno le ragioni di “alleggerimento del territorio” che avevano motivato Alfano a disporre questi lunghissimi trasferimenti, che vengono effettuati ufficialmente per compiere delle identificazioni che, in realtà, si potrebbero fare tranquillamente anche senza costringere i migranti a riattraversare l’Italia.

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