Dopo lunghe trattative tra Forza Italia e Lega, alla fine ce l’ha fatta. L’eurodeputato Alberto Cirio sarà il candidato presidente della Regione Piemonte a guida della coalizione di centrodestra. Dovrà vedersela contro l’attuale governatore piemontese, il dem Sergio Chiamparino, e contro Giorgio Bertola, candidato del Movimento 5 Stelle. Il via libera alla sua candidatura è stato stabilito venerdì pomeriggio durante un vertice a Milano tra le forze della coalizione (oltre a Forza Italia e al Carroccio, ne fa parte anche Fratelli d’Italia). “Vengo da una terra dove la natura, da secoli, insegna agli uomini che bisogna saper aspettare – dichiara in una nota – Che ogni cosa va lasciata maturare. I nostri vini pregiati riposano al buio per mesi, anni. Ma quando finalmente vedono la luce, basta loro un istante per esprimere il meglio. E per comprendere che ogni giorno di quell’attesa ne è valsa la pena”.

Il suo nome era stato lanciato nel gennaio 2018 da Gilberto Pichetto Fratin, senatore ed ex vicepresidente del Piemonte dal 2013 al 2014 sotto la giunta di Roberto Cota, della quale Cirio era assessore all’Istruzione e al Turismo. Tuttavia nei confronti dell’eurodeputato, nato 46 anni fa a Torino ma residente ad Alba (Cuneo), c’era una resistenza del segretario della Lega, Matteo Salvini, che avrebbe preferito un candidato arrivato dalla società civile, l’imprenditore Paolo Damilano, attivo nel settore vinicolo a Barolo, delle acque minerali e della ristorazione.

Il leader del Carroccio avrebbe avuto delle perplessità non certo per la difesa pubblica di Cirio nel Ppe nei confronti delle posizioni di Viktor Orban piuttosto per l’inchiesta della procura di Torino, quella sui rimborsi gonfiati dei consiglieri regionali nel periodo tra il 2008 e il 2010, quando Cirio era vicepresidente del gruppo di Forza Italia. Come tutti gli altri eletti, Cirio è stato indagato per peculato, ma non rientra tra quelli che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini perché i pm hanno intenzione di chiedere l’archiviazione per lui e per altri. Questo atto, inizialmente previsto per aprile, potrebbe tardare ad arrivare perché gli inquirenti hanno disposto delle verifiche sulle memorie difensive di quei consiglieri che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. Nonostante la probabile richiesta di archiviazione, Salvini temeva comunque una decisione sfavorevole del Tribunale con un’eventuale imputazione coatta.

D’altronde il centrodestra, in particolar modo la Lega, ricordano bene l’esperienza accaduta negli anni del governo Cota, quando i magistrati amministrativi determinarono la nullità delle elezioni per un problema di firme false e quando poi scoppiò lo scandalo Rimborsopoli, che ha portato a molte condanne. Cirio, in quel periodo assessore, non aveva subito ripercussioni e aveva portato a termine senza problemi la sua esperienza. Era arrivato a quella carica dopo dieci anni da vicesindaco di Alba (e dall’esperienza di presidente dell’ente Fiera nazionale del Tartufo Bianco) per la Lega Nord e un quinquennio da consigliere con Forza Italia. Nel 2010 è stato il candidato consigliere più votato, con circa 14.500 voti. Nel 2014, alle Europee, ha ottenuto invece 35mila preferenze ed è stato l’unico piemontese eletto di Forza Italia a Bruxelles. Qui ha continuato a occuparsi di un tema caro per lui, la tutela della produzione agroalimentare e dell’ambiente. Dal 2018 meditava il ritorno in Piemonte come candidato presidente. Adesso, dopo l’attesa, può dare ufficialmente inizio alla campagna elettorale.

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