Musica

Sanremo 2019, breve storia (pettegola quanto basta) del Festival dal 1951 al 1968

Il Festival della canzone italiana sotto i riflettori e dietro le quinte. Breve storia in due puntate, pettegola quanto basta, dell'odiosamata kermesse

di Roberto Casalini

1955 – Claudio Villa

La regina c’è, mancava il reuccio. E nel 1955 arriva il trasteverino Claudio Pica in arte Claudio Villa (1926-1987), figlio di un calzolaio e di un’orlatrice, comunista che si fa cucire le canzoni addosso dal fascista Ruccione: il nazionalpopolare, insomma. Il suo primo Sanremo, Villa lo vince in contumacia con Buongiorno tristezza, assieme al tenorino napoletano Tullio Pane. Nella serata finale infatti dà forfait, ha avuto un malore, chissà se è vero: ma il pubblico lo chiama a gran voce, la giuria acconsente a far portare in sua vece un giradischi sul palco, le signore si asciugano gli occhi e sventolano i fazzoletti, è l’apoteosi. Claudio Villa vincerà ancora tre volte: nel 1957 con Corde della mia chitarra ancora di Ruccione, nel 1962 in tandem con il detestato Modugno, nel 1967 con Iva Zanicchi. Polemico, aggressivo e vittimista, tenace difensore del belcanto contro le schifezze moderniste, il reuccio sarà il rompicoglioni pubblico numero uno di Sanremo.




Sanremo 2019, breve storia (pettegola quanto basta) del Festival dal 1951 al 1968 - 3/9
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