Servitù monetaria
Questo è il rischio: ci focalizziamo sugli anelli finali della catena migratoria (ong, hotspot, flussi) accantonando le nostre complicità sulle ragioni della fuga. Siamo all’oscuro, ad esempio, che ancora oggi diversi Paesi europei, Francia su tutti, plasmano con strumenti “legali” la vita di milioni di africani. Attraverso la servitù monetaria: 155 milioni di africani, divisi in 14 nazioni, utilizzano come moneta il franco Cfa che è ancora sotto il pieno controllo di Parigi. La Banca centrale di ognuno di questi Paesi è costretta a mantenere almeno il 50% delle proprie riserve valutarie in un conto operativo controllato dal ministero del Tesoro francese, nonché un altro 20% a copertura delle passività finanziarie. Franchi Cfa che non possono essere convertiti in alcuna altra moneta che non sia l’Euro. Si tratta di un fenomenale strumento di controllo economico monetario. «È con questa falsa moneta che ci tengono per la gola», racconta un giovane senegalese ad Andrea De Georgio, nel suo libro Altre Afriche.

Trovano così fondamento, almeno in parte, le critiche della società civile africana al paternalismo che ancora troppo spesso contraddistingue l’approccio europeo all’Africa. Perché nasconde la nostra doppia faccia: buonisti a parole, rapaci nei fatti. Un rapporto uscito da poco della Banca mondiale intitolato Changing wealth of nations 2018 fornisce prove concrete sull’impoverimento del continente a causa dell’estrazione sfrenata dei minerali, petrolio e gas. Secondo la Bm, l’Africa subsahariana avrebbe perso circa 100 miliardi di dollari l’anno di Risparmio netto rettificato, parametro utilizzato dai tecnici della Banca per indicare i cambiamenti nelle ricchezze economiche, ambientali e culturali di un Paese o di una regione. Il report sentenzia: «Le politiche di sviluppo africane basate sulla concessione e sullo sfruttamento delle risorse, che avevano lo scopo di attrarre investimenti stranieri diretti, risultano ora controproducenti. Soprattutto nei Paesi ricchi di risorse, l’esaurimento di queste ultime non è compensato da altri investimenti». Fa un po’ rabbia la retromarcia della Bm. Per anni le sue politiche di “aggiustamento strutturale” hanno spesso messo in ginocchio le economie africane.

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