In almeno uno degli oltre venti roghi di rifiuti registrati in Lombardia dall’inizio dell’anno si intravede un patto fra ‘ndrangheta e camorra. Lo ha affermato Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano, intervenuta a un’iniziativa all’Università Bocconi organizzata da Bocconi Students Against Organized Crime.  “Abbiamo sentore che in un caso possa esserci una ‘Santa alleanza’ tra esponenti del crimine organizzato calabrese ed esponenti del crimine organizzato campano”, ha spiegato Dolci. “Parte di questi rifiuti proviene sicuramente dalla Campania”. La Dda di Milano sta indagando sui numerosi episodi di depositi andati a fuoco negli ultimi mesi: “Non possiamo dare un’unica chiave di lettura”, ha precisato, dato che le indagini sono in corso, “ma è possibile che per alcuni di questi casi ci sia un’unica regia”.

Di certo, secondo la procuratrice aggiunta, “c’è un problema di surplus. Noi cittadini facciamo la raccolta differenziata, ma non c’è un’adeguata domanda per riciclare parte di questi rifiuti. Il risultato è lo stoccaggio di tonnellate e tonnellate di materiali, di cui poi imprenditori borderline pensano di disfarsi bruciandoli”. La Dda registra una “corsa” all’affitto di capannoni inutilizzati, anche in conseguenza della crisi economica, e disponibili a poco prezzo, per un’attività che si può iniziare con un semplice dichiarazione. In diversi casi l’antimafia è riuscita a sequestrarli per tempo, “ma ci è anche capitato che i sindaci competenti ci scrivessero per chiedere che la Procura della Repubblica smaltisse i rifiuti. Con costi per noi non sostenibili, che tanto gli imprenditori che subiscono il sequestro quanto i proprietari dei capannoni si guardano bene dall’affrontare”.

Dolci ha anche tracciato un quadro della situazione della ‘ndrangheta a Milano e dintorni otto anni dopo la grande operazione Crimine-Infinito che portò in carcere circa 300 persone, di cui 160 in Lombardia. “Dopo quell’inchiesta non c’è stato più alcun omicidio di ‘ndrangheta in questa regione. Per la nostra conoscenza del fenomeno, questo mi fa ritenere che il Crimine dalla Calabria – la struttura di coordinamento centrale della mafia calabrese – abbia dato ordine di non commetterne. Conflitti fra le famiglie”, ha concluso, “ce ne sono sempre, ma devono arrivare a una composizione. L’ordine è mimetizzarsi“. E invece del piombo, utilizzare altre armi più discrete, in particolare la corruzione, che tengano lontani i riflettori. “Come in Mafia capitale”.

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