“Vattene di qui, sporco negro”. Quattro uomini aggrediscono con pugni e calci un 19enne senegalese, che ha la “colpa” di fermarsi in bicicletta davanti a un bar. È il 26 di luglio. Nemmeno 20 giorni dopo, sette persone inseguono un van con a bordo sei migranti minorenni. Un uomo estrae la pistola e la punta contro l’educatrice alla guida: “Falli scendere, li ammazziamo tutti. Te li riporto in comunità morti”.
Partinico, quasi 32mila abitanti, ha visto crescere, dalla scorsa estate, gli episodi di razzismo. “Campanelli di allarme sociale”, come li ha definiti l’assessora alle politiche sociali, Rosi Pennino. Convinta che i suoi cittadini “non sono razzisti, ma disperati e arrabbiati”. Perché, come hanno detto gli abitanti intervistati dal Fatto.it con telecamera nascosta, “qui manca il lavoro e loro (gli stranieri, ndr) ce lo portano via. Girano con cellulari da 8-900 euro e noi non abbiamo nemmeno i soldi per comprare le scarpe”.

Eppure i migranti accolti in città sono solo 264 (con 53 minori), cioè meno dell’1% della popolazione residente. A cui si aggiungono 1016 cittadini stranieri (3,3% circa). Percentuali minime, che non dovrebbero giustificare la rabbia degli italiani che si lamentano di non avere un’occupazione e di essere meno ricchi “per colpa degli stranieri”. Ciò che invece alcuni abitanti di Partinico sono riusciti a giustificare, nella confidenza di una chiacchierata in piazza, è l’uso delle armi contro i migranti (come nell’aggressione di Ferragosto, per la quale sette italiani sono stati arrestati). Migranti che “sono pericolosi e provocano”.

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