Entrambi sono contrari all’apertura di un hotspot per migranti nel quartiere popolare dello Zen. Ma lo sono in modo concettualmente diverso. La posizione sull’immigrazione del Movimento 5 stelle divide i consiglieri comunale di Palermo. Da una parte c’è l’ex candidato sindaco alle amministrative dello scorso anno, Ugo Forello, dall’altra Igor Gelarda,  suo sfidante alle primarie. Il primo è il fondatore di Addiopizzo, l’associazione antiracket che nei primi anni duemila guidò la ribellione contro le estorsioni ai commercianti in città. Il secondo, invece, è un poliziotto e si era avvicinato al Movimento quando Beppe Grillo aveva rilanciato sul blog la denuncia del sindacato Consap, da lui guidato: le forze di polizia – diceva il sindacalista- non avrebbero avuto gli strumenti essenziali per far fronte al rischio contagio da tubercolosi mentre svolgevano il servizio di accoglienza per i migranti. A far deflagrare la polemica adesso è appunto il centro per migranti che il governo nazionale vorrebbe costruire allo Zen, il quartiere popolare a nord della città.

Sia Gelarda che Forello si sono schierati contro l’hotspot allo Zen ma si sono spaccati sulle politiche da adottare per fronteggiare il fenomeno migratorio. “La tutela dei diritti umani per noi viene prima di tutto. Per questo non crediamo che l’hotspot sia lo strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti. Palermo non ha bisogno di luoghi in cui vengono violati i diritti fondamentali e che offrono poche garanzie a chi vi è ospitato”, era la linea indicata da Forello, capogruppo del M5s al consiglio comunale del capoluogo. Posizione condivisa da quattro consiglieri: Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco e Antonino Randazzo.

Diversa l’opinione di Gelarda, che ha attaccato gli apparteneneti al suo stesso partito. “Apprendo con stupore e mio malgrado, che sull’immigrazione la posizione del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle di Palermo è diversa rispetto a quella del Movimento nazionale. Lascerei al nuovo governo, che sembra avere le idee ben chiare su come affrontare la vicenda immigrazione, stabilire di cosa ha bisogno la nostra nazione in tema di politica dell’accoglienza”, dice il poliziotto. Gelarda in pratica ha confermato il suo parere contrario  all’apertura di un hotspot a Palermo, ma citando la “chiara volontà” del nuovo governo targato M5s-Lega (che per la verità ancora non c’è) di “dare una stretta al fenomeno migratorio, con una vera politica di rimpatri e una valutazione delle domande di protezione direttamente nei Paesi di origine o di transito”.

Poi ha rincarato la dose citando direttamente il contratto siglato dal Matteo Salvini e Luigi Di Maio. “Mi sono solo limitato a riprendere il nuovo contratto di governo tra la Lega ed il Movimento 5 Stelle – spiega Gelarda – Dopo avere scoperto che il mio gruppo consiliare prende le distanze da me, le possibilità che si prospettano sono due: o gli altri cinque consiglieri del gruppo di Palermo fanno parte di quel 6 per cento che sul blog delle stelle ha votato contro il contratto, ma anche se fossero contro lo devono accettare perché votato dalla maggioranza; oppure i miei colleghi consiglieri non hanno avuto ancora modo e tempo di leggere il documento sottoscritto da colui che sta rappresentando, in maniera esemplare, il nostro Movimento, cioè Luigi Di Maio. Ragione per cui, se gli altri cinque consiglieri del Movimento non si sentono più rappresentati dal Movimento, mi domando perché mai continuino a starci dentro”. Insomma

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