Giorni fa una delle maggiori compagnie di riassicurazione, Aon Benfield, ha pubblicato il Rapporto Annuale su Clima Globale e Catastrofi del 2016. Il rapporto rivela che l’anno scorso ci sono stati 315 eventi catastrofi naturali, che hanno prodotto perdite economiche di 210 miliardi di dollari. In base alla storia recente, il 2016 si colloca al settimo posto in quanto a perdita economica complessiva e, per la prima volta dopo il 2013, il danno supera la soglia di 200 miliardi di dollari, giacché nel nuovo millennio le catastrofi naturali hanno mediamente generato danni per 174 miliardi di dollari ogni anno.

L’evento più letale del 2016 è stato il terremoto di aprile in Ecuador con quasi 700 vittime. Più di 600 sono state anche le vittime dell’uragano Matthew, anche se i dati ufficiosi delle sole vittime in Haiti parlano di 1.600 morti. I primi tre pericoli – alluvioni, terremoti e nubifragi – hanno prodotto il 70% delle perdite economiche. E se almeno il 72% delle perdite da catastrofe si è verificato al di fuori degli Stati Uniti, il 56% delle perdite assicurate a livello globale è invece in quel paese, che quindi ne limita l’impatto economico con più efficacia di chi si affida al buon cuore della dea bendata.

Tra le dieci maggiori catastrofi in termini di impatto economico c’è anche il terremoto del centro Italia, con quasi 300 vittime e perdite valutate complessivamente in 5 miliardi di dollari, di cui solo 100 milioni assicurati, il 2%. Nonostante si siano verificati tre gravi terremoti in Equador, Giappone e Italia, le inondazioni sono state il disastro più costoso con 62 miliardi di danni, il 30% del totale; e sono il disastro più costoso per il quarto anno consecutivo. Gli eventi alluvionali più significativi hanno colpito il bacino del fiume Yangtze in Cina, il Fiume Azzurro, che ha fatto tra 28 e 33 miliardi di dollari di danni in estate, ai quali si sono aggiunti i 4,7 miliardi di dollari di danni prodotti dalle esondazioni nel nord est dello stesso paese; eventi che hanno colpito anche la Corea del Nord e la Russia. E nel solo stato americano della Louisiana, le perdite da alluvione sono state stimate tra 10 e 15 miliardi di dollari.

Solo il 2% dei danni cinesi sulle rive del Fiume Azzurro era coperta da assicurazione. Le economie emergenti dell’Asia-Pacifico sono quelle più vulnerabili a seguito di una grande catastrofe. Ciò è dovuto alla crescita della popolazione, alla rapida urbanizzazione, e alla concentrazione di rischi ad alto valore aggiunto, spesso localizzati senza tenere conto della pericolosità naturale. Anche paesi avanzati come l’Italia, significativamente a rischio sia da terremoto sia da alluvione e frana, coprono una quota infinitesima del rischio tramite gli strumenti assicurativi, il cui sviluppo è limitato da lustri di mancate politiche di resilienza. E senza un contenimento dell’esposizione e, soprattutto, una diminuzione della vulnerabilità, la condivisione del rischio tramite lo strumento assicurativo diventa una utopia del tutto velleitaria.

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