Alessandro Zagaria fino a sei mesi fa era un imprenditore titolare di appalti pubblici alle mense universitarie napoletane con tanto di certificato antimafia. Come potevo mai immaginare che potesse essere un soggetto ritenuto colluso con il clan dei Casalesi”? Sentito dal Gip di Napoli Anna Laura Alfano che ne ha firmato l’ordinanza di arresto in carcere, l’ex sindaco Pd di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro si difende dalle accuse di corruzione con l’aggravante del metodo mafioso formulate dai pm della Dda di Napoli per la presunta ‘torta’ sull’appalto di Palazzo Teti Maffuccini da ristrutturare in Polo per la Legalità. Appalto che doveva essere assegnato a imprese ritenute vicine al clan Zagaria attraverso la regia dell’omonimo (e non parente del boss Michele Zagaria) imprenditore di Casapesenna.

Assistito dall’avvocato Giuseppe Stellato, Di Muro ha confermato i contatti con il consigliere regionale e presidente dell’assemblea regionale dei Dem Stefano Graziano (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa), all’epoca consulente del governo Renzi, per salvare il finanziamento pubblico, circostanza peraltro priva di rilievo penale. Di Muro ha escluso che “rapporti tra Graziano e Zagaria”. Eppure nel decreto di perquisizione a firma dei pm della Dda si legge di incontri “plurimi” che sono stati documentati (pedinamenti e immagini) e almeno di una intercettazione in cui il politico dem ringrazia per i voti che gli hanno permesso di essere eletto nel consiglio regionale della Campania.

I pm hanno rivolto a Di Muro alcune domande sull’incontro tra l’ex sindaco e Zagaria documentato da un appostamento degli inquirenti nei pressi dell’università. Di Muro ha respinto l’accusa di aver intascato una sontuosa tangente sull’appalto. L’avvocato ha sottolineato che Loredana Di Giovanni, la signora che il 19 settembre 2015 ha fatto alcune ammissioni agli inquirenti spiegando i dettagli della presunta trama corruttiva, i luoghi degli incontri e la quantità di denaro consegnata, non sa se Di Muro abbia ricevuto la presunta tangenti.

La difesa dell’ex sindaco ha sollevato un tema: è plausibile che un’impresa stanzi 100.000 euro di tangenti da dividere in più fette da destinare a diversi soggetti quando non ha ancora ricevuto il contratto esecutivo dei lavori di Palazzo Teti che non sono mai partiti e che finora non è stato erogato un euro di finanziamento? Di Muro ha spiegato di conoscere Alessandro Zagaria “da circa sei o sette anni. La conoscenza e la frequentazione è avvenuta nell’ambito delle mense e delle sue attività imprenditoriali”. Zagaria davanti al gip invece ha scelto il silenzio e si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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