Su un punto sono tutti d’accordo: in Italia si fanno sempre meno figli complice il lavoro che non c’è,  gli alloggi che mancano, l’emancipazione femminile e tanto altro ancora. Ma cosa resta oggi della famiglia? E soprattutto a quale modello familiare volge lo sguardo la politica? Archiviate (o quasi) tra mille polemiche le unioni civili, le distanze restano: una rappresentazione fedele di quali situazioni siano meritevoli di tutela e quali no è ora offerta dalle mozioni in discussione alla Camera. Che invitano il governo a dare una risposta alla ‘questione demografica’ evidenziata in tutta la sua portata, per certi versi drammatica, nell’ultimo rapporto dell’Istat.

LESSICO FAMILIARE Le ricette, gli strumenti, gli aiuti fiscali a cui si pensa per invertire il trend che pare inesorabile sono i più vari: detassazioni radicali a sostegno della genitorialità, più asili nido, affitti agevolati e persino incentivi al co-housing. Ma mentre gli strumenti appaiono in buona approssimazione molto simili, i destinatari potenziali delle misure lo sono molto meno: chi e cosa tutelare dipende strettamente dal modo della politica d’intendere, con il suo lessico, l’universo famiglia.

TEMPI DA LUPI Per Ncd (mozione Lupi, Buttiglione, Binetti ed altri) le misure di “incoraggiamento attivo dello Stato” devono rivolgersi a quella società naturale fondata sul matrimonio e basata sulla genitorialità. La famiglia coniugale è dunque inevitabile (l’antropologo per antonomasia, Claude Levì-Strauss dovrà farsene una ragione) e i valori su cui si fonda sono oggi sotto attacco della “supponenza ed egemonia esercitate da un ristretto ceto di pseudointellettuali che ha sempre bollato tali valori con il marchio dell’arretratezza”. Insomma la famiglia – va senza dire – è formata da papà, mamma e figli. Meglio se italiani ché la questione demografica non può trovare soluzione nei flussi migratori: non è possibile (né eventualmente indolore) la sostituzione morbida  immaginata “dalle consolatorie utopie multiculturali”.

VALORI DI BUONA LEGA Più esplicita su questo ed altri punti la mozione della Lega che invita il governo a non farsi promotore di iniziative “volte a diffondere posizioni ideologiche che scardinano i riferimenti valoriali che appartengono alla tradizione culturale, sociale e religiosa del nostro Paese”.  Tradotto: il favor familiae va accordato ai figli che possono contare su una mamma e un papà propriamente detti. E guai a parlare di genitore 1 e genitore 2, “idiozia ideologica che si nutre il pensiero unico laicista e che trova sostegno in iniziative legislative volte a cancellare nei documenti ufficiali i riferimenti alla madre e al padre per sostituirli con surrogati asettici”. Ma c’è di più:  per evitare che vi sia una dispersione degli aiuti, delle misure devono avvantaggiarsi certamente i cittadini italiani. E gli extracomunitari, ma solo se dimostrano realmente (raggiungendo un certo punteggio) di volersi integrare.

LARGO AI FIGLI La famiglia difesa da Forza Italia è quella (potenzialmente) prolifica ma avvinta dalle difficoltà che impediscono alla coppia di dare corpo al progetto genitoriale. E’ la stessa preoccupazione del Centro Democratico di Lorenzo Dellai che punta al sostegno delle giovani coppie desiderose di fare figli seppure in un’epoca di incertezze e di precarietà: è la generazione che il grande sociologo Luciano Gallino ha definito delle ‘vite rinviate’ a favore delle quali si spende anche la mozione di Pino Pisicchio e Rocco Palese (rispettivamente presidente del gruppo misto e deputato di Conservatori e riformisti). Densa di riferimenti sinodali è la famiglia di Scelta civica, prima firmataria Valentina Vezzali, già campionessa di scherma: sostegno alla genitorialità certamente, ma senza dimenticare gli orfani che vanno accolti, i disabili e gli anziani. Ma anche i separati e i divorziati che magari tornano dai genitori dopo una convivenza finita male.

DISAGI DEMOCRATICI Di sostegno alle famiglie disagiate si occupa la mozione del Pd (Sbrollini, Pollastrini, Zampa ed altri) che impegna il governo a sostenere in particolare le madri lavoratrici e a prevedere iniziative “per rafforzare la condivisione delle responsabilità genitoriali” come ad esempio l’estensione del congedo di paternità obbligatorio. E che, tra l’altro, chiede la contribuzione figurativa e il riconoscimento previdenziale per i lavori di cura dei figli e all’assistenza di familiari disabili. Non di coppie, ma dei bambini e degli adolescenti che vivono in contesti disagiati e diversi dai grandi centri si occupa la mozione del gruppo Misto-Alternativa Possibile (Bechis, Artini, Civati ed altri) che parte dal presupposto che le funzioni e la naturale universalità “fanno assumere alla famiglia, nei diversi contesti sociali e culturali, una straordinaria varietà di forme”.

GARANZIE PER TUTTI Concetto simile, ma non sovrapponibile a quello espresso nella mozione di Sinistra italiana che invece parte dal presupposto che non esista alcuna legge naturale che renda la famiglia, o almeno un solo tipo di famiglia, universale: nella nostra società “sono presenti molteplici forme di nuclei familiari a cui va riconosciuta la stessa dignità e le medesime garanzie da parte dello Stato: è contrario allo spirito della Costituzione e della nostra tradizione sostenere che la famiglia sia soltanto quella basata sulla genitorialità, essendo valido anche il matrimonio pure se contratto da persone che neppure potenzialmente possono procreare o che scelgano liberamente di non farlo. Pur  dovendo sostenere i figli comunque nati, le famiglie vanno tutte sostenute come società naturale nella quale ogni individuo realizza il proprio progetto di vita e costruisce comunità solidale e di affetti”.

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