migranti nave 675Con oltre un milione e mezzo di abitanti nella sua zona centrale, e sei milioni in tutto il suo aggregato, Philadelphia è oggi la sesta città degli Stati Uniti.

Nel 1681, il quacchero William Penn divenne il proprietario di quella che, in sua memoria, sarebbe stata chiamata la Pennsylvania. Egli volle fondare la nuova città ideale di nome Philadelphia (parola che significa “amore fraterno”, dal greco).

Il più grande flusso migratorio della Storia dell’uomo, in corso in questi giorni e ancora sostanzialmente pacifico, benché gravato di migliaia di morti tra i migranti, impone una riflessione internazionale ed un intervento deciso da parte dell’Onu, la stessa Società delle Nazioni che ha imposto al mondo la nascita dello Stato di Israele, in grado di risolvere, nel modo più pacifico ma anche utile possibile, una situazione potenzialmente esplosiva ben più di varie bombe atomiche.

Una proposta forse meno utopica di quello che appare è quello di pensare ad identificare una zona franca internazionale, in zone anche al momento desolate o poco abitabili, dove, con in consistente aiuto tecnologico ed economico internazionale, di gran lunga comunque meno costoso del costruire muri o impiegare una inutile forza militare solo locale, creare una nuova zona di insediamento urbano di migranti, dando priorità e privilegiando la formazione, la cultura anche in special modo dei Paesi di origine, garantendo formazione lavorativa e quindi successiva certificazione di idoneità al lavoro in un un congruo periodo di tempo al termine del quale chiedere al migrante se permane la volontà di andare all’estero o tentare di ritornare in Patria, magari sperando che nel frattempo siano terminate le condizioni di guerra che ne hanno determinato la migrazione.

A mio parere, i costi e il senso di colpa simile a quello della Shoa che adesso comincia a gravare su tutto l’Occidente e l’Europa sarebbe di gran lunga inferiori avendo cosi la possibilità di indirizzare in modo ben preciso, ma secondo criteri umanitari, i flussi dei migranti.

Va anche ricordato e specificato che gran parte del danno alle loro terre di provenienza non proviene solo dalle guerre, ma anche e soprattutto dai flussi migratori anche quelli senza alcun controllo dei rifiuti speciali ed industriali del mondo occidentale ed europeo nei confronti dei Paesi poveri del terzo mondo.

Studi Onu hanno certificato che in tutti i Paesi del Nord Europa, quelli a minore densità di popolazione ma a maggiore capacità produttiva industriali, oggi esiste una produzione di rifiuti industriali che per i soli Raar (rifiuti dell’elettronica come batterie e cellulari, tv e computer), arriva a una media di circa 25 kg/pro capite/anno nei paesi industrializzati del nord Europa, dove però ne vengono smaltiti localmente, al contrario dei rifiuti urbani solo circa un massimo di 1.5 kg/procapite/anno.

Al contrario, nei Paesi africani, si assiste ad una produzione locale massima di rifiuti speciali e industriali della sola elettronica al massimo di 1.5 Kg/procapite/anno, laddove viceversa avviene lo smaltimento o il riciclo illegale e tossico per una media di circa ed oltre 20 kg/procapite /anno.

Il commercio dei rifiuti speciali e industriali e tossici è oggi la principale fonte di scambio, dopo la droga, in cambio delle armi necessarie per le guerre locali: tu accetta i miei rifiuti tossici, io ti passo le mie armi.

Come non ricordare il caso Somalia e il sacrificio di Ilaria Alpi e Miran Rovatin?

Allora, tra tante proposte anche impossibili e utopistiche e finanche cattive, tipo blocchi navali, mitragliamenti e fili spinati alle frontiere, perché non pensare ad una “New Philadelphia”  europea sotto egida Onu?

I migranti sono esseri umani e fratelli per chi è cattolico: non possono essere eliminati né rispediti nella loro terra che da noi viene devastata con le armi e con i rifiuti industriali.

La sola Ue, dati ufficiali Osservasalute 2014, produce 2.5 miliardi di tonnellate l’anno di rifiuti speciali di tutti i 6.5 miliardi di tonnellate anno di rifiuti di cui solo 5 industriali del mondo.

Questi rifiuti non sono obbligati allo smaltimento di prossimità come i rifiuti urbani, ma sono “merce” in libera circolazione come le armi del mondo industrializzato e in gran parte vengono smaltiti illegalmente nei Paesi poveri, specie in Africa, pagati spesso con le armi. Avveleniamo le loro terre, e poi vogliamo bloccare il flusso migratorio conseguente degli africani: io campano, so bene cosa significa. Il nostro Nord Italia ha già fatto questo con la mia terra.

Prima di pensare ad un blocco navale per i migranti, dovremmo eseguire un blocco navale per bloccare lo smaltimento dei rifiuti tossici e delle armi nelle loro terre dalle quali poi, per colpa nostra, sono costretti a fuggire.

Una idea utopica e meravigliosa come “New Philadelphia”, simile a quello che fu la creazione dello Stato di Israele, mi sembra una minima quanto giusta e necessaria compensazione per la nostra malvagità e cecità di consumatori e capitalisti senza rispetto della dignità di tutti gli uomini di questa terra, navicella spaziale sempre più piccola e a rischio di sopravvivenza.

Articolo Precedente

Eni: la scoperta del giacimento in Egitto ci ricorda un’altra storia

next
Articolo Successivo

Festival EcoFuturo 2015: dal 1 al 6 settembre ad Alcatraz. Guarda la diretta

next