Un cartello con una croce e la scritta “Luppino devi morire”. È l’ultima delle minacce subite da Domenico Luppino, direttore della cooperativa “Giovani in vita” che, ad Anoia in provincia di Reggio Calabria, gestisce i terreni del gruppo Oliveri al quale la Direzione investigativa antimafia ha sequestrato beni per 325 milioni di euro. Uliveti e altri terreni agricoli per centinaia di ettari che dal 2013 sono stati strappati alla famiglia di Gioia Tauro, coinvolta in una maxi-inchiesta su una truffa ai danni dello Stato e dell’Unione europea, e affidati dagli amministratori giudiziari alla cooperativa di Luppino, anni fa sindaco di Sinopoli e vittima di numerose intimidazioni della ‘ndrangheta. A distanza di tempo, Luppino è di nuovo nel mirino delle cosche: “Ci colpiscono perché stiamo facendo lavorare tante persone utilizzando terreni sequestrati. Abbiamo problemi da quando abbiamo iniziato. Il primo giorno si sono presentati i proprietari che hanno subito il sequestro e ci hanno minacciato. L’11 agosto ci hanno rubato il nostro trattore”. “Da mesi – aggiunge il responsabile della cooperativa – stiamo cercando qualcuno che lavori con noi. Ma non viene nessuno. Chi lo ha fatto è stato ‘invitato’ ad andarsene dopo due giorni. La ‘ndrangheta, e non solo, non vuole che questi terreni siano coltivati e ha interesse che la gente rimanga nello stato di bisogno”

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