Le scritte sui muri nella città di Milano a sole ventiquattro ore dall’anniversario della strage di via Palestro, che fa il paio con la strage di via dei Georgofili a Firenze, scritte contro il 41 Bis, secondo noi non possono che avere una sola matrice quella mafiosa, quella di “cosa nostra siciliana”.

Poco importa che vi siano associazioni che si definiscono umanitarie che hanno inviso, in seno ai loro “statuti”, il regime di carcere duro anche se applicato alla mafia stragista; il messaggio arriva chiaro e forte in una città che si appresta a ricordare vigili del fuoco, vigili urbani e emigranti uccisi dalla mafia il 27 Luglio del 1993 in via Palestro a Milano, mentre a Roma saltavano in aria due chiese care al Papa.

Con ogni probabilità, di mafia si tratta, quella mafia disposta a vendere l’anima al diavolo più nero pur di uscire da “41 bis “ e far abolire il carcere duro per sempre, perché questo in quel 1993 gli era stato promesso istituzionalmente “sia pure in un primo momento per fermare le stragi” e in termini di voto di scambio per dare corpo e vita a nuovi orizzonti politici.

Tutta la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime di via Palestro del 27 Luglio 1993, e chiediamo attenzione alle forze dell’ordine, e al Ministro dell’Interno, perché quando il messaggio è mafioso può succedere di tutto.

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