“Non ci sono politici indagati”, ha affermato il procuratore di Firenze spiegando in conferenza stampa l’inchiesta che ha portato all’arresto del superburocrate dei lavori pubblici Ercole Incalza. Sta di fatto che la lista degli inquisiti è piena di personaggi che in passato hanno occupato poltrone parlamentari e “sottoministeriali”. E non mancano indagati di “seconda generazione”: Pasquale Trane, figlio dell’esponente socialista pugliese Rocco, e Giovanni Li Calzi, figlio dell’ex assessore Pci milanese Epifanio. Due cognomi simbolo delle vicende giudiziarie di Tangentopoli degli anni Novanta, che oggi ritornano in un’inchiesta sugli appalti pubblici.

Tra gli ex politici svetta Vito Bonsignore (nella foto), europarlamentare Udc nella scorsa legislatura, presidente del gruppo Ppe e protagonista di diverse disavventure giudiziarie, compresa una condanna definitiva per tentata corruzione. Ma c’è anche Antonio Bargone, già deputato Pci e sottosegretario ai Lavori pubblici nei governi Prodi e D’Alema, oggi presidente della Sat (Società autolinee). Sottosegretario è stato anche Rocco Girlanda, alle Infrastrutture con Maurizio Lupi – non indagato ma più volte citato nelle carte dell’inchiesta – sotto il governo Letta, nel 2013, dopo essere stato deputato Pdl nel 2008 e, su chiamata diretta di Silvio Berlusconi coordinatore del partito in Umbria, prima di passare all’Ncd di Angelino Alfano. Viene invece dal Fronte della Gioventù Stefano Saglia, poi deputato di An e, nel 2008, del Pdl. Anche lui sottosegretario, nel 2009, al ministero per lo Sviluppo economico, sotto Claudio Scajola, con delega all’Energia. Quanto a Fedele Sanciu, è stato senatore del Pdl nella legislatura del 2006. Fra gli indagati dell’inchiesta condotta dai carabinieri del Ros figura anche Alfredo Peri, Pd, che è stato assessore alla Mobilità in Regione Emilia-Romagna nella giunta guidata da Vasco Errani, fino alle dimissioni di quest’ultimo nel 2014.

Bonsignore e Bargone sono indagati per induzione indebita (la vecchia concussione) in relazione ai lavori dell’autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre, “grande opera di cui Incalza ha la responsabilità procedimentale quale capo della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. L’accusa per Girlanda e Saglia è invece di turbata libertà degli incanti “in relazione al bando di gara emesso dall’Autorità Portuale di Trieste per l’attività di collaudo” dell’hub, la “Piattaforma logistica tra lo scalo legnami e il punto franco olii minerali”. A Saglia è contestato anche il reato di traffico d’influenze (introdotto dalla legge Severino del 2012) perché, si legge nell’ordinanza del gip, “sfruttando le relazioni esistenti con ignoti dirigenti di Eni spa, indebitamente si faceva dare da Stefano Perotti (l’imprenditore al centro dell’inchiesta, arrestato oggi insieme a Ercole Incalza, ndr) un incarico di consulenza semestrale, come prezzo della propria mediazione illecita verso i suddetti ignoti dirigenti”. Perotti era interessato a ottenere dal gruppo pubblico un incarico di progettazione per la “realizzazione del nuovo centro direzionale Eni di San Donato Milanese”. Che poi otteneva.

Quanto all’ex senatore Sanciu, accusato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, è chiamato in causa per il suo ruolo di Commissario dell’Autorità portuale del Nord Sardegna, competente per la costruzione del nuovo terminal di Olbia, un’altra grande opera finita nel mirino dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti, il bando di gara sarebbe stato confezionato su misura per “favorire l’assegnazione dell’incarico a Stefano Perotti e Giorgio Mor (titolare di uno studio di ingegneria a Genova, indagato anche quest’ultimo, ndr)”. Bando poi non pubblicato per la cessazione dell’incarico di Sanciu, il 7 marzo 2014.

Infine, l’ex assessore emiliano Peri, anche lui accusato di induzione, in relazione “alla promessa di dazione dell’incarico di direzione dei lavori a Perotti da parte di Autostrada Regionale Cispadana spa Reggiolo-Rolo-Ferrara“. Sempre sul fronte degli amministratori locali, risultano indagati l’ex consigliere regionale emiliano Vladimiro Fiammenghi, l’ex presidente della Provincia di Modena Graziano Patuzzi, l’ex assessore al bilancio del Comune di Milano Giacomo Beretta. Nell’inchiesta che “non coinvolge i politici”, insomma, gli ex politici sono nove su un totale di 51 indagati.

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