Mamme e papà hanno diritto di visionare un tema d’esame del figlio per vigilare sulla sua istruzione ed educazione. Lo ha stabilito il Tar di Lecce che ha accolto la richiesta del padre di una ragazza di terza media che, nonostante il 10 con lode, voleva vedere la prova della figlia. Per una volta nessuno voleva contestare il lavoro della commissione d’esame ma solo conoscere i contenuti del tema. Una richiesta rifiutata dalla segreteria dell’istituto comprensivo polo secondo di Nardò “Renata Fonte” per “l’insussistenza di un interesse giuridicamente rilevante da tutelare” e per la mancata motivazione del papà.

Un diniego che non è per niente piaciuto al signor Fernando che presa carta e penna si è rivolto al tribunale amministrativo. Una battaglia legale per un tema: da una parte il genitore, dall’altra la scuola e l’ufficio regionale scolastico che si sono costituiti in giudizio convinti dell’infondatezza della questione. I giudici con una sentenza “storica”  (almeno per il mondo della scuola) si sono pronunciati a favore del genitore sostenendo che “contrariamente alla tesi sostenuta dall’amministrazione scolastica, l’interesse vantato dal ricorrente appare senz’altro meritevole di tutela ai sensi della disciplina in materia di accesso agli atti”.

Non è bastato alla scuola sollevare la questione dell’insussistenza di un interesse da tutelare giuridicamente, visto che la ragazza era stata promossa con ottimi voti. I magistrati Rosaria Trizzino, Carlo Dibello e Mario Gabriele Perpetuini hanno scritto che “indipendentemente dal notevole successo scolastico riportato dalla figlia del ricorrente, l’esercizio della potestà genitoriale implica senz’altro la possibilità di esercitare una vigilanza sugli orientamenti culturali che una minorenne va formandosi attraverso il consueto percorso scolastico”. Un orientamento che “non vuole – sottolinea il Tar di Lecce – riaffermare una concezione paternalistica della potestà genitoriale in netta controtendenza con i tempi attuali, ma semplicemente concedere al genitore attento la possibilità di avere cognizione piena dei gusti, delle aspettative, degli orientamenti culturali che una minore va acquisendo e sviluppando in un ambiente chiamato a compartecipare alla crescita e alla maturazione dell’individuo, incluse le aspettative di vita che, spesso fuggono ad un sano dibattito in ambito strettamente famigliare”.

Una sentenza accolta con stupore al “Renata Fonte” di Nardò, soprattutto dal dirigente Angelo Losavio: “Non amo commentare le decisioni della magistratura ma qui siamo di fronte ad una decisione rivoluzionaria. La mia segreteria ha seguito la norma e le procedure: quando il genitore ha formulato la richiesta, lo abbiamo invitato ad esplicitare le motivazioni della stessa. Inoltre, nel caso di specie, non c’era alcun interesse da tutelare. E’ vero che una tale sentenza ha valore inter partes e non erga omnes ma questa decisione è stata colta da tutti i dirigenti colleghi con meraviglia. Il Tar ha sovvertito le regole. Tra l’altro è poco rispettosa della riservatezza dei ragazzi: spesso nei temi gli studenti scrivono cose che non vorrebbero che i loro genitori leggessero. Si immagini se ogni genitore durante un esame o a seguito dello stesso chiedesse di visionare il tema del figlio: cosa accadrebbe? A questo punto si cambi la norma e noi dirigenti ci adegueremo”. Resta il fatto che l’istituto dovrà mostrare al padre il tema e pagare le spese processuali. Anche se per ora al “Fonte” non si è ancora fatto vedere nessuno.

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