Ogni giorno che Dio manda sulla terra, c’è una storia da ricordare. Una storia intrisa di dolore e solitudine. Una per ogni vita spazzata via dalla mano vile di chi utilizza la violenza per ottenere vantaggi personali in modo prepotente e illegale. Storie di uomini e donne che hanno scelto di stare dalla parte della legalità, pagando un prezzo altissimo. Ogni giorno una data, un nome, un anniversario, una commemorazione, una lapide. E ogni volta, per chi ne ha vissuto le conseguenze, è un riaffiorare di dettagli e di ricordi che uccidono ancora. Non sono solo nomi. Non sono solo fotografie. Non sono solo articoli sui giornali o processi nelle aule dei tribunali. Prima ancora erano persone, persone come noi. Avevano una vita, una quotidianità, una famiglia, degli affetti. E’ difficile, per chi resta, mantenere viva la memoria di chi non c’è più. Lo è, se possibile, ancora di più per le vittime innocenti della mafia.

Ho conosciuto tantissime di queste storie, negli ultimi vent’anni della mia vita. Troppe. E ho imparato a riconoscere lo sguardo dei familiari delle vittime di mafia. Lanciano tutti lo stesso tacito messaggio: voi li avete ammazzati, ma noi non li dimenticheremo. Diventa una specie di ‘urgenza’, per noi familiari delle vittime di mafia, mantenere viva almeno la memoria di chi è stato ucciso in nome della dignità e dell’onestà. Ogni giorno un nome, ogni giorno una storia.

Oggi, XVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno per le vittime di mafia, promossa da Libera, questa ‘urgenza’ potrà finalmente trovare un po’ di pace. Perché ricordare è fondamentale. E perché farlo tutti insieme, è diverso. Almeno oggi, tutte le vittime di mafia saranno uguali. E urleranno la stessa sete di giustizia. Serve che qualcuno ascolti e che qualcun altro si vergogni. Serve trasmettere un po’ di forza e di coraggio ai tanti magistrati che ogni giorno subiscono tutte le difficoltà della lotta contro la criminalità organizzata. Serve conoscere la verità sulle stragi che hanno insanguinato questo Paese. Serve che chi ha sbagliato, paghi. Ma, soprattutto, serve non perdere la memoria. Lo dobbiamo a chi ha dato tutto per un futuro migliore, il nostro.
 

Articolo Precedente

Marò, allertati gli aeroporti indiani: “Impedire la partenza dell’ambasciatore”

next
Articolo Successivo

Berlusconi dimesso dall’ospedale San Raffaele: “Governo si deve fare”

next