Erano stati decisi subito dopo la tragedia di Fukushima. Ora, a diciotto mesi da quel disastro, i risultati degli stress test condotti sulle centrali nucleari europee stanno per essere resi noti. E sono preoccupanti: secondo le prime indiscrezioni apparse sul sito del quotidiano Le Figaro, tutti i 58 reattori francesi (su un totale per l’Unione europea di 134) presentano carenze in materia di sicurezza.

L’indagine condotta dall’Ensreg, l’organismo europeo che raccoglie le agenzie di sicurezza nucleare di ogni Stato Ue, non ha promosso a pieni voti neanche uno dei reattori del Paese, che rappresenta di gran lunga la potenza numero uno dell’atomo nell’Unione. Questi stress di resistenza sono stati portati avanti per un anno. E domani l’intero documento, relativo ai Ventisette, dovrebbe essere approvato dalla Commissione Ue, che poi ne segnalerà le conclusioni e le raccomandazioni ai dirigenti di tutti gli Stati membri, in occasione del prossimo summit europeo, forse già in ottobre.

Da Bruxelles hanno messo da giorni le mani avanti: non è prevista la chiusura immediata di nessun reattore. «In generale la situazione è soddisfacente, ma non dobbiamo avere nessun trattamento di favore», ha sottolineato Gunther Oettinger, commissario all’Energia. I problemi, però, esistono eccome, soprattutto nei 58 reattori francesi, raggruppati in 19 centrali (quattro delle quali vicine al confine con l’Italia). L’Ensreg ha esaminato i dati forniti dall’agenzia nazionale, l’Asn, e ha poi inviato propri ispettori nei complessi di Cattenom, Chooz, Fessenheim e Tricastin. Lo studio è durato un anno. Ebbene, nessuno dei reattori d’Oltralpe dispone di quegli strumenti di misurazione sismica ormai necessari nel dopo-Fukushima. Non sono adeguati neppure gli equipaggiamenti per il soccorso, dislocati nelle centrali, a differenza di quelli di altri Paesi, come la Germania, il Regno Unito, la Svezia e la Spagna, trovati in regola. Queste carenze, in particolare, erano già state individuate dall’Asn, l’agenzia di sicurezza francese. E Edf, il colosso pubblico, che gestisce i reattori, si era già impegnato a provvedere: un’operazione, comunque, ancora in corso.

Elemento sorprendente individuato dallo studio europeo: la centrale di Fessenheim, in Alsazia, da anni nel mirino delle critiche, perché la più vecchia dell’intero parco nucleare nazionale (François Hollande ha già promesso di chiuderla a partire dal 2016), non è la più insicura. Ad esempio, le procedure previste in caso di incidente grave sono state giudicate insufficienti a Chooz e a Cattenom, ma sono state «promosse» a Fessenheim. Secondo gli autori dell’inchiesta, comunque, citati dal sito del Figaro, «la tragedia di Fukushima ha dimostrato che i reattori devono essere protetti anche contro incidenti considerati altamente improbabili». E da questo punto di vista nessun reattore francese sembra trovarsi al livello delle nuove esigenze. Lo studio, però, sottolinea che tutti i reattori d’Oltralpe sono dotati di ricombinatori catalitici d’idrogeno, che, se fossero stati presenti a Fukushima, avrebbero evitato una serie di esplosioni.

Secondo il documento europeo, sono necessari fra i 10 e i 25 miliardi di euro per mettere a norma i 134 reattori dell’Unione (presenti in 14 Paesi). A Parigi la Corte dei Conti, nel gennaio scorso, aveva indicato in 5,6 miliardi l’investimento necessario su 14 anni per rendere davvero sicure tutte le centrali francesi.

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