Magari contano meno che in Germania o in Italia – due tra i paesi più “vecchi” del mondo, – ma non dimentichiamo che nel 2007, quella che in Francia hanno definito la “minoranza silenziosa”, cioè i pensionati, avevano votato per il 70% Nicolas Sarkozy, giocando un ruolo essenziale per il suo successo elettorale. 

Ebbene sì, potrebbe essere stato proprio il loro voto una delle cause principali della sconfitta di ieri del presidente uscente, che, lo ricordo,si è fermato al 48,3% delle preferenze contro il 51,7% ottenuto dal rivale socialista François Hollande, nuovo Presidente della Repubblica. Già al primo turno di queste elezioni presidenziali, gli osservatori avevano notato che lo scarto tra le preferenze si era notevolmente ridimensionato, per cui non è difficile prevedere che in quei tre punti percentuali di differenza tra i due candidati ci sia stato lo zampino degli ultra sessantenni. 

Non sono pochi, però, i pensionati che rivendicano, talvolta con orgoglio, la loro preferenza per Sarkozy. «Io resto fedele al nostro presidente» mi dice Danielle, 68 anni, sguardo fiero e madre di due figli (anche loro sarkozisti). La incontriamo in un seggio del 19° arrondissement, quartiere da sempre caratterizzato da una forte presenza di immigrati. «La mia famiglia vive qui da sempre – ci racconta, – abbiamo avuto i portoghesi, gli spagnoli, gli italiani, e non ci sono mai stati grossi problemi. Ma adesso la situazione è diventata insostenibile. Solo Sarkozy potrà evitare che si continuino a subire le violenze da parte di questi immigrati». Danielle però è convinta che vincerà Hollande. «Vincerà lui e sarà la catastrofe. Non ha la personalità per guidare il paese. È un debole e subirà passivamente le decisioni del suo areopago». La responsabilità della vittoria annunciata della gauche sarebbe della stampa francese, colpevole a suo parere di «denunciare un uomo solo perché mangia in un ristorante in cui tutti vorrebbero mangiare», stampa tutta, irrimediabilmente, schierata a sinistra. 

«Se la stampa è di sinistra ci sarà un motivo – ci dice Richard, 74 anni, pensionato della Ibm. – Sarkozy e i suoi amici ne hanno combinate troppe. Non se ne può più di questo “salopard” (farabutto)». Richard vota a sinistra «fin dalla più tenera età» e ha pure un senatore socialista in famiglia. Nonostante Hollande fosse «l’unico candidato possibile», afferma con una vena di malinconia, e nonostante ammetta di essere stato ammaliato dai discorsi del Front de Gauche, ci dice che «Mélénchon resta sempre un comunista». E quindi non si può votare. Parlando con Richard ho la conferma di ciò che avevo letto, cioè che i pensionati tendano a polarizzare il voto tra i due grandi partiti moderati, in contro tendenza con i risultati del primo turno che hanno invece sdoganato l’ascesa di quelli più estremi, primo fra tutti il Front National di Marine Le Pen.

Ma c’è pure chi dei giornali «se ne infischia». È il caso di Jean-Pierre, 74 anni, ex professore d’arte all’università, cappellino celeste e cravatta scozzese, che tutto mi sembrava tranne che un elettore di destra. Per lui non è vero ciò che i giornali hanno scritto a proposito del dibattito finale tra i candidati: «Sarkozy è sembrato più solido sull’economia. Chi capisce qualcosa di economia voterà per lui». In ogni caso, ammette che la battaglia sarà dura: «rien est dit». 

Sono invece piuttosto decisi sulle sorti dello scontro elettorale i due pensionati di origini nordafricane che abbiamo incontrato nel quartiere multietnico di Ménilmontant. Per Chaban, 71 anni, «lo sanno tutti da tempo che sarà Hollande a vincere. È giovane e onesto. Sarkozy non ha mai lavorato per la Francia, ma solo per arricchirsi. Lui e i suoi amici, gli unici che lo voteranno, sono dei ladri che si riempiono le tasche sulla pelle dei poveri sfortunati». Non mi è chiaro però perché Chaban adori Berlusconi. Ma questo è un altro discorso.

Per Bedaid (70 anni), invece, contano i fatti. «I cinque anni con Sarkozy sono stati una catastrofe. I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ogni volta Sarkò parla di immigrazione, ma questo è un tema che non interessa la gente. La gente vuole sapere come si fa ad arrivare alla fine del mese. Diteci come possiamo riprenderci il potere d’acquisto!». Quando mi dice che «vincerà il migliore», gli chiedo di rivelarmi chi sia secondo lui. La risposta è che inizia per H

Per risolvere l’affannoso rompicapo, a poche ore dai risultati mi rivolgo all’eccentrica Jeanette. Anche lei è pensionata, ma con l’hobby della cartomanzia. La inseguo mentre si  affanna e zoppica in equilibrio precario sulle sue gambe livide e storte. Mi dice che non ha tempo. Poi le chiedo chi vincerà. Lei mi guarda (il suo volto è un’esplosione di cipria e di fard) con il solo occhio che riesce a tenere aperto. È di un azzurro che raramente mi è capitato di vedere. Tira fuori dalla tasca del suo pastrano un mazzo di carte e mi fa. «Vincerà Hollande».

di Federico Iarlori

Foto: Davide-Riccardo Weber (vai alla Galleria fotografica)

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