Duplice omicidio ad Ostia, uccisi due pregiudicati della zona

Duplice omicidio a Ostia sul litorale romano a pochi metri dove fu ucciso Pierpaolo Pasolini. Due persone sono morte dopo essere state raggiunte da uno o più colpi di arma da fuoco in strada, in via Antonio Forni. Secondo quanto si è appreso, sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Ostia. Entrambi erano già noti alle forze dell’ordine. Si tratta di Giovanni Galleoni, di 40 anni, in passato è stato legato a un boss della Banda della Magliana, e Franco Antonini. Entrambi avevano precedenti per associazione di stampo mafioso finalizzata al gioco d’azzardo, usura, estorsione e traffico di droga. Ed erano ritenuti i boss della cosiddetta “banda di Ostia”

Il duplice omicidio si è consumato tra i palazzi fatiscenti e sovraffollati. Sullo sfondo l’Idroscalo dove trovò la morte Pierpaolo Pasolini. Via Forni e via del Sommergibile, teatro della sparatoria di oggi, sono nel cuore di Ostia Ponente, il quartiere più degradato di Ostia, dove le case sono in vendita a poche decine di migliaia di euro e la gente ha paura a girare di notte. Basta pensare che a via Forni da mesi i palazzi sono circondati da ponteggi messi lì per evitare che i calcinacci cadano sui passanti: sono i palazzi costruiti 50 anni fa con un cemento ottenuto dalla sabbia di mare. Il tempo ha corroso i tondini di ferro, e i problemi strutturali vengono a galla. Il Comune ha deciso di vendere le palazzine a prezzi irrisori: tra i 33mila e i 77mila euro. E intanto iniziano gli sfratti: solo cinque mesi fa una romena ha tentato il suicidio, “mi vogliono buttare via come spazzatura”, disse. Anche camminare in via Forni è un problema: pochi giorni fa una bambina di tre anni è inciampata in una buca degli eterni lavori in corso: 20 giorni di prognosi e una denuncia dei genitori all’Acea. Vicino c’è piazza Gasparri, area di spaccio e di degrado. Decine ogni anno gli interventi della polizia: spaccio di droga, risse, furti. Ma soprattutto, a 200 metri, c’è l’Idroscalo, luogo appartato e degradato, oggi come allora, dove nel 1975 Pasolini fu barbaramente trucidato, e dove un monumento dall’estetica discutibile, tra i rovi, l’immondizia e le siringhe, si eleva solitario a ricordare la tragedia.

La prima traccia della lunga scia di sangue che da più di sei mesi attraversa la capitale risale all’8 aprile, quando i neon del Teatro delle Vittorie hanno illuminato il corpo senza vita di Roberto Ceccarelli, freddato da cinque colpi di pistola mentre era all’interno della sua auto. Sono seguiti i nove colpi calibro 9 che hanno ucciso Flavio Simmi. Era il 5 luglio, ancora il quartiere Prati. Gli spari hanno risuonato poi al quartiere Tiburtino: quindici colpi in strada, tra le urla della gente terrorizzata. Solo un caso ha risparmiato la vita a Giulio Saltalippi, 33 anni, che se l’e’ cavata con un proiettile conficcato nell’addome. Colpi di pistola, ma anche violenza di strada. Il 28 giugno, nel Rione Monti, un musicista è stato aggredito all’uscita da un locale da cinque persone, tutte arrestate. Alberto Bonanni, questo il nome della giovane vittima, è ancora in coma. Il 14 giugno era toccato al 47enne Marco Calamanti, aggredito in strada a San Basilio. Fu ucciso con un unico colpo di crick per questioni di debiti. Stessa miccia potrebbe avere innescato l’omicidio del pensionato di 74 anni Raphael Coen, trovato morto nell’androne del condominio in cui viveva a via Lanciani: per lui un’unica stilettata al cuore.

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