Lo riconosco perché il rapinatore “camminava come uno straniero”. Lo riconosco perché uno dei rapinatori “portava i baffi”. I due imputati sono dei “bastardi”: perciò sono da condannare. Sono frasi che non troverebbero posto neppure in un legal-thriller di infimo ordine destinato a un pubblico idiota. Eppure sono state pronunziate davvero in un tribunale Usa, nel processo contro Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. E con l’insulto “bastardi” era il giudice a rivolgersi loro abitualmente.

Un processo farsa? No. Un crimine giudiziario. Perché Sacco e Vanzetti furono condannati alla sedia elettrica (pena eseguita novant’anni fa, il 23 agosto 1927). Condannati a morte senza prove. Anzi cancellando prove decisive a loro favore, come la confessione di un gangster (Celestino Madeiros) che si era dichiarato autore del reato – duplice omicidio a scopo di rapina – di cui erano accusati. Sacco e Vanzetti furono vittime della “politica del terrore” contro i “rossi” che l’America del tempo praticava, con speciale ferocia quando si trattava di immigrati. La vera “colpa” di Sacco e Vanzetti era infatti di essere italiani e anarchici che di questa loro “fede” non facevano mistero. Prova ne sia che furono arrestati alla vigilia di una manifestazione di protesta da loro organizzata contro l’omicidio di un altro anarchico, Andrea Salsedo, scaraventato giù dal 14° piano di un ufficio di polizia.

Sacco e Vanzetti furono dunque vittime del pregiudizio, della faziosità, dell’intolleranza, della discriminazione, del razzismo e della persecuzione elevati a sistema. Vittime della logica perversa secondo cui chi non la pensa come “noi” è un nemico da schiacciare, senza perdere tempo con quei bizantinismi delle regole e dei diritti. Metodi spicci, da riservare ovviamente al “nemico” che non si converte. Cosa che Sacco e Vanzetti non vollero fare, perché durante tutto il processo, fino all’ultimo istante, non rinnegarono mai le loro idee e anzi le ribadirono.

Le 400.000 persone che parteciparono, con indignazione e rabbia, ai funerali di Sacco e Vanzetti, portavano tutte un bracciale con la scritta “la giustizia è stata crocefissa”. Crocefissione che fu ufficialmente riconosciuta (cinquant’anni dopo…) dal governatore del Massachusetts Michael Dukakis.

Il ricordo di Sacco e Vanzetti è ancora vivo grazie al bel film di Giuliano Montaldo e alla celebre canzone di Joan Baez. Per loro non c’è stato l’oltraggio dell’amnesia, come invece (purtroppo) si è verificato per tante altre delle infinite vittime innocenti della violenza totalitaria (nazifascista, stalinista, terrorista, stragista e via elencando).

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